Una raffica di scosse sismiche ha di nuovo interessato l'Appennino marchigiano. L'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) ne ha contate almeno una ventina nelle ultime 24 ore, quasi tutte con epicentro a Pieve Torina, borgo della provincia di Macerata già martoriato dai terremoti del 2016. La scossa più forte alle 21,21 di ieri sera, quando i sismografi hanno registrato una magnitudo di 3.2. Poi un'altra alle 23,20 di 3.1. Due episodi avvertiti molto bene dalla popolazione e non solo di Pieve Torina, ma che fortunatamente non avrebbero provocato ulteriori danni agli edifici già pesantemente sconquassati.

Terra in movimento

In questo lembo di Italia Centrale la terra trema ininterrottamente da quasi due anni. Le scosse del 24 agosto, 26 ottobre e 30 ottobre 2016 portarono morte e distruzione nelle marche, nel Lazio, in Umbria e in Abruzzo, provocando una delle tragedie più grandi mai ricordate in Italia per un evento sismico. Da allora le scosse sono continue e in alcune giornate, come è accaduto appunto nelle ultime 24 ore, la terra trema con maggiore insistenza, anche se non violentemente. Per fortuna. Ieri il "mostro", come chiamano il Terremoto da queste parti, si è fatto sentire soprattutto a Pieve Torina e così era stato lo scorso 10 aprile, anche se in quel caso l'epicentro era stato localizzato a Muccia, paesino a pochi chilometri di distanza.

Insomma, l'area maggiormente interessata da questa coda sismica è sempre la stessa e la gente non ne può più di convivere con la terra che trema. E nonostante tutta la popolazione viva nelle casette di emergenza, la paura resta alta e la gente racconta in diretta sui social ogni scossa avvertita.

Ricostruzione da avviare

Mentre le scosse continuano c'è comunque da mandare avanti la ricostruzione di interi paesi, anche se al momento il recupero di case, edifici pubblici e chiese risulta molto lento o quantomeno difficoltoso.

Il 31 luglio prossimo scadono i termini per presentare i progetti di ricostruzione degli edifici leggermente lesionati, ma comunque inagibili, che dalla Protezione civile nazionale sono stati classificati con la lettera B. Si tratta della cosiddetta ricostruzione "leggera", poi si dovrà pensare a quella "pesante" che interessa tutti quegli immobili letteralmente sventranti dal terremoto.

I tempi si annunciano molto lunghi, alcuni cantieri sono stati già avviati, ma rispetto ai numeri globali sono praticamente nulla.

I numeri dei cantieri

Nelle 4 regioni del Centro Italia colpite dal sisma, al 31 marzo 2018, erano 1.011 i cantieri avviati per la ricostruzione ed erano stati erogati circa 100 milioni di euro di contributi. Numeri che erano stati dati dalla Protezione civile regionale umbra in occasione di un convegno che si era svolto a Spoleto, organizzato dalla Regione Umbria in collaborazione con gli Ordini professionali. Da evidenziare che tra Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo si stimano circa 50 mila cantieri da mettere in piedi. Gli appena 1.011 danno la misura di quanto lavoro è ancora da svolgere prima che interi borghi possano acquisire di nuovo la loro vecchia fisionomia.