Undici bambini sono morti poco dopo essere nati a causa di danni ai polmoni; questo è quanto si apprende dalla notizia diffusa prima dai media olandesi e successivamente dal britannico "The Guardian" .

Le madri dei neonati avevano preso volontariamente parte ad una sperimentazione clinica che aveva l’obiettivo di sperimentare il citrato di sildenafil, un farmaco che conosciamo meglio con il nome di "Viagra" ed utilizzato principalmente per la disfunzione erettile maschile, su donne con un'alta percentuale di rischio di parto prematuro causato da una placenta non del tutto formata.

Il Viagra come cura per la placenta insufficiente

Lo studio clinico in oggetto è stato intrapreso in 10 ospedali situati in Olanda con l'intento di migliorare la crescita dei feti, aumentando l'effetto dilatatore dei vasi e di conseguenza il flusso sanguigno alla placenta poco sviluppata delle partorienti.

Tuttavia sembra che il farmaco, oltre a non aver risolto il problema della placenta insufficiente, condizione che si caratterizza con la ridotta capacità, da parte della placenta, di confluire quantità sufficenti di nutrienti ed ossigeno per la corretta crescita del feto, abbia prodotto gravi effetti collaterali, portando troppo ossigeno ai polmoni dei neonati, causandone la morte.

Fino a questo momento la sperimentazione era stata condotta su 93 donne dal ginecologo Wessel Ganzevoort e dal suo team di ricercatori ed è stata sospesa immediatamente dopo il tragico accaduto anche se, a quanto pare, era destinata a 350 partorienti e a proseguire fino al 2020.

Le prime investigazioni interne effettuate dal Centro Medico Universitario di Amsterdam hanno escluso qualsiasi intento di dolo nei confronti dei pazienti da parte dei ricercatori che sembra abbiano eseguito correttamente tutte le procedure senza alcuna negligenza.

La sperimentazione sugli animali

La sperimentazione dell'utilizzo del Viagra come cura sulle donne con placenta insufficiente era iniziata nel 2015 sui ratti.

La storia ci insegna che furono proprio degli studi sugli animali, condotti negli anni quaranta dalla farmacologa Frances Kelsey a fermare la commercializzazione della Talidomide, che aveva causato gravi malformazioni ai neonati delle donne che avevano assunto questo farmaco in gravidanza.

Purtroppo questa volta la ricerca, anche se accurata, non è stata sufficiente ad impedire una tragedia.