Almeno la metà delle macchie di sangue presenti sulla Sacra Sindone sarebbero false. È questo il clamoroso risultato di una recente ricerca, condotta da Matteo Borrini dell’Università di Liverpool e da Luigi Garlaschelli del Cicap, pubblicata sulla rivista scientifica Journal of Forensic Sciences. Una conclusione a cui, come era logico aspettarsi, la Chiesa Cattolica si oppone con tutte le sue forze. A poche ore dalla pubblicazione dello studio compiuto dai due italiani, infatti, il Vaticano decide di rispondere attraverso la voce di due scienziati.

Il primo è Pierluigi Baima Bollone, contattato dalla Arcidiocesi di Torino, e la seconda è la sindonologa Emanuela Marinelli, la quale parla direttamente per conto della Città del Vaticano. Entrambi provano a smontare la tesi dei colleghi parlando rispettivamente di “lavoro che lascia il tempo che trova” e di “nulla di scientifico” dietro il quale si nasconderebbe lo “zampino della massoneria”.

La teoria di Baima Bollone

Il primo ad ‘alzare la voce’ contro la tesi di Borrini e Garlaschelli, secondo i quali la Sacra Sindone (che, secondo la leggenda, avrebbe avvolto il corpo senza vita di Gesù Cristo) sarebbe in pratica un falso storico, è Pierluigi Baima Bollone, presidente onorario del Centro Internazionale di Sindonologia di Torino.

Intervistato dal fattoquotidiano.it, Bollone, che ricopre anche il ruolo di professore ordinario di Medicina Legale all’Università di Torino, esprime un giudizio tranchant: “Si tratta di un lavoro che lascia il tempo che trova”. Secondo il luminare, infatti, sebbene i due colleghi che hanno condotto la ricerca sulla sacra sindone siano riconosciuti e stimati nell’ambiente, è risaputo che Garlaschelli sia noto da tempo come “una persona contraria all’autenticità della Sindone”.

Bollone critica con forza il metodo utilizzato per analizzare le macchie, che considera pseudo scientifico e discutibile. Un metodo, sostiene, più volte sconfessato anche in ambito giudiziario.

Lo scontro con Garlaschelli

Quello sulla autenticità della Sacra Sindone non è il primo caso in cui Bollone e Garlaschelli arrivano allo scontro scientifico.

Era già accaduto nel 1988 con l’altrettanto famoso, e venerato dai cattolici, sangue di San Gennaro. In quell’occasione Baima Bollone sostenne l’autenticità della tesi della presenza di emoglobina (quindi sangue) nella teca napoletana, dichiarando “scientificamente inspiegabile” il fenomeno dello scioglimento e della ricoagulazione. Conclusioni in seguito più volte cassate da Garlaschelli.

La reazione del Vaticano: Emanuela Marinelli e lo ‘zampino della massoneria’

Oltre all’Arcidiocesi torinese, per contrastare la tesi della Sacra Sindone falsa si è mosso direttamente il Vaticano. Su Vatican news, portale ufficiale della Santa Sede, è stata pubblicata l’opinione della sindonologa Emanuela Garlaschelli, secondo la quale, nello studio condotto da Borrini e Garlaschelli “di scientifico non c’è nulla”.

La scienziata motiva la sua posizione riferendo che l’utilizzo di un semplice manichino per verificare la posizione delle diverse macchie di sangue sulla Sindone non rappresenterebbe un “criterio scientifico” affidabile. Ma la Marinelli non si ferma qui e punta il dito contro un presunto complotto. “Basta pagare e le ricerche si fanno - accusa - dietro ad alcune di esse si nascondono gruppi che vogliono far credere che la Sindone sia un falso storico”. Insomma, a detta della Marinelli, dietro le polemiche anti Sindone ci sarebbe lozampino della massoneria”.