È stata ritrovata morta ieri sera nella sua casa a Parigi la trentaseienne Maggy Biskupsky, giovane poliziotta conosciuta da tutti come il simbolo della battaglia contro le offese e le violenze nei confronti della polizia. La situazione è stata chiara fin da subito: la ragazza si è tolta la vita utilizzando l’arma di servizio, dopo essere stata lei stessa vittima di tutto ciò contro cui aveva sempre combattuto.

Chi è Maggy Biskupsky

Aveva 36 anni e alle spalle una vita intera dedita a contrastare ogni forma di ingiuria e di vessazione contro la Polizia la giovane, bionda con gli occhi azzurri, che ieri sera ha deciso di porre fine definitivamente alla sua vita.

Ricopriva il ruolo di Presidente nell’Associazione Mobilisation des Policiers en Colère (MPC), in italiano Mobilitazione di poliziotti arrabbiati. Era molto attiva sui media e anche nella vita reale, i principi in cui credeva e per i quali lottava con grande determinazione erano "Défendre, Proposer, Agir", “Difendere, Proporre, Agire”. La ragione che l’aveva spinta a mettersi a capo di questo movimento e a combattere ardentemente per esso era stato l’ennesimo episodio di violenza nei confronti di alcuni suoi colleghi di pattuglia i quali erano rimasti feriti gravemente da alcune bottiglie incendiarie lanciate nell’abitacolo da una banda di teppisti. Ora, sul sito ufficiale dell’MPC si può leggere ancora la dicitura “Dalla voce del suo Presidente Maggy e del suo Vicepresidente Stéphane, l’MPC viene ascoltato dai media”.

Ciò che abbia esattamente portato Maggy a compiere questo gesto estremo è ancora da chiarire, ma è certo invece che da giorni la giovane poliziotta affermava di sentirsi sotto forte pressione per essere stata accusata di divulgazione di notizie riservate e di aver gestito in modo sbagliato i fondi dell’Associazione di cui era a capo.

Probabilmente tutto ciò era un peso troppo forte da reggere.

Questa notizia ha lasciato tutti spiazzati e con un grande senso di tristezza dentro. Il Ministro dell’Interno francese Christophe Castaner si è espresso sulla tragedia affermando: “Non si poteva non essere d’accordo con lei. Per lei esisteva soltanto l’ideale di difendere i poliziotti, il loro onore, i mezzi per lavorare.” La Presidente del Raggruppamento Nazionale Marine Le Pen ha invece definito il suicidio della giovane combattente come “il terribile simbolo delle sofferenze dei poliziotti”.