Il governo del Pakistan ha ceduto alle pressioni dei fondamentalisti islamici: Bibi Asia, nonostante l’assoluzione dall’accusa di blasfemia che poteva costarle una condanna a morte, una volta scarcerata non potrà lasciare il Paese ma dovrà attendere l’esito di un riesame della sentenza emessa in suo favore dalla Corte Suprema. Nel frattempo il suo avvocato, Saif-ul-Mulook, è fuggito in Europa dopo aver ottenuto un visto sul passaporto: temeva per la sua vita, ora è in viaggio verso Stoccolma, poi si rifugerà a Londra.

Tre giorni di proteste hanno fatto cedere il governo del Pakistan

La sentenza di assoluzione dall’accusa di blasfemia ha fatto scatenare le proteste dei fondamentalisti e degli estremisti islamici: il Pakistan è stato letteralmente paralizzato per tre giorni a causa delle manifestazioni di piazza che hanno bloccato sia le strade interne sia le vie di accesso alle principali città del Paese. Il primo ministro pachistano, Imram Khan, per quanto favorevole alla decisione della Corte Suprema, alla fine ha deciso di scendere a patti con i fondamentalisti: asia bibi sarà scarcerata entro pochi giorni, una volta completate le formalità burocratiche, ma non potrà lasciare il Pakistan. Ogni visto per l’espatrio le sarà negato e questo la costringerà a una situazione di estremo rischio poiché le minacce di morte nei suoi confronti non si contano.

Il marito della donna, Ashiq Masih, ha chiesto che l’esercito protegga la moglie da subito, quando ancora è in carcere, oltre che una volta liberata aggiungendo che “mai il governo avrebbe dovuto fare un simile accordo, serve solo per fare pressione sulla giustizia”.

L’avvocato di Asia Bibi è fuggito in Europa

I timori per la vita di Asia Bibi sono condivisi dal suo avvocato, Saif-ul-Mulook, a sua volta pesantemente minacciato di morte tanto da spingerlo a fuggire all’estero.

Ha fatto tappa ieri a Roma, all’aeroporto di Fiumicino, per poi imbarcarsi per un volo diretto ad Amsterdam dove terrà una conferenza in favore di una Ong. Successivamente si recherà qualche giorno a Parigi per poi spostarsi, forse definitivamente, a Londra.

“Ero certo della sentenza di assoluzione come lo era anche Asia – ha dichiarato il legale – ma al tempo stesso ero certo che il fondamentalismo non avrebbe tollerato un simile esito del processo.

Ero stato minacciato durante l’intero iter processuale, avevo chiesto il visto per l’espatrio da diverso tempo: l’esercito e la polizia non mi hanno garantito e non mi garantiscono alcuna protezione. Dopo la sentenza, mi sono rifugiato per qualche giorno in un posto sicuro, appena è arrivato il visto sono corso in aeroporto e sono partito con quel poco che avevo”.

Saif-ul-Mulook, effettivamente, è atterrato a Roma senza un soldo in tasca, senza neppure bagaglio a mano, solo qualche indumento di ricambio contenuto in una borsa di plastica da supermercato. Anche per questo, i controlli di sicurezza a Fiumicino sono stati molto severi nei suoi confronti, agenti lo hanno accompagnato sino al desk di una compagnia aerea dove ha acquistato un biglietto per Amsterdam.

Con la sua fuga, ha lasciato in Pakistan la moglie e la figlia che però adesso sono protette dall’esercito.

“Spero mi possano raggiungere presto a Londra – ha spiegato l’avvocato di Asia Bibi – ma sono pronto a tornare in patria per difendere la mia assistita se riceverò una protezione adeguata. Sono certo di come andrà a finire se entrambi saremo protetti: il governo ha fatto una concessione di facciata per consentire ai leader politici islamici di poter vantare qualche successo, in realtà tutto quello che hanno ottenuto è di poter lanciare una petizione per riaprire il caso, una richiesta che ha , forse, il 5% di possibilità di essere accolta”.

“I veri rischi – ha aggiunto Saif-ul-Mulook – sono per le nostre vite e di tutte quelle delle minoranze in Pakistan.

La proposta di revisione della legge sulle blasfemie, presentata al parlamento pachistano, ha poche speranze di essere accolta, almeno nei prossimi anni, nessuno si vuole veramente mettere contro un fiume di gente che, nei giorni scorsi, è scesa in piazza, ha bruciato auto e provocato persino dei morti”.

Per inciso, anche il marito di Asia Bibi ha chiesto asilo al governo britannico per sé, per la moglie e per i loro cinque figli. Purtroppo, il clima in Pakistan è ulteriormente peggiorato dopo che il principale leader religioso del Paese, Maulana Samiul Haq, conosciuto come il “padre dei talebani”, è stato ucciso a coltellate nella sua casa nella provincia del Punjab, la stessa dove ha avuto inizio la vicenda di Asia Bibi.

All’origine di tutto, una fontana resa “impura” da una cristiana

La vicenda di Asia Bibi ha avuto inizio nel 2009, dopo una giornata di lavoro nei campi a Ittanwali. Asia si avvicina a una fontana per bere ma per questo suo gesto viene accusata da due donne islamiche: lei è cristiana, cattolica, e il suo contatto con l’acqua l’avrebbe resa “impura”. Da questo punto in poi le testimonianze divergono: qualcuno dice che Asia avrebbe offerto acqua alle islamiche, altre che sarebbero state le donne a rifiutare un bicchiere ormai divenuto impuro, altre che la Bibi avrebbe profferito una frase blasfema, “Il mio Dio è morto per me, cosa ha fatto per voi Maometto?”. Sarà proprio la discrepanza nelle testimonianze a evitarle la condanna a morte.

Ma nel frattempo, dopo il linciaggio evitato subito dopo l’accusa delle due donne, Asia ha dovuto subire due processi e trascorrere 10 anni in carcere. E adesso, una volta assolta, continua a rischiare la propria vita.