La tragedia avvenuta a Casteldaccia, provincia di Palermo, la notte tra sabato e domenica ci dà la triste conferma che l'abusivismo edilizio in Italia è una piaga diffusa e soprattutto sottovalutata; sottovalutata perché ciò che è successo in Sicilia nelle ultime ore, nove vite spazzate da un fiume di acqua e fango, si poteva evitare. Il maltempo e le piogge hanno colpito una zona che da anni doveva essere messa in sicurezza così come i sindaci di Casteldeccia e di Altavilla Milicia, hanno chiesto in un esposto di più di un anno fa, con l'abbattimento delle case abusive edificate proprio sul corso naturale del fiume Milicia.
L'ordine di demolizione che da dieci anni pendeva sulla villetta era stato impugnato dai proprietari di fronte al Tar. L'area era già stata segnalata come a forte rischio idrogeologico e dove già si erano verificate esondazioni.
Si ipotizzano i reati di disastro e omicidio colposo
Il procuratore di Termini Imerese Ambrogio Cartosio ha fatto sapere che la procedura di indagine avviata prende in considerazione i reati di disastro colposo e omicidio colposo, al momento contro ignoti e, nonostante ci possano essere degli aggiornamenti nei prossimi giorni, l'abusivismo è il principale colpevole in quanto la casa era costruita a meno di 150 metri di distanza dall'alveo del fiume, così come previsto dalla legge; secondo Roberto Scarpinato procuratore generale di Palermo il fenomeno è molto esteso, interessando 75 comuni su 82 della provincia che non sono in regola con le ordinanze di demolizione.
"È un problema grosso che abbiamo in Italia, quello dell'abusivismo edilizio, che ha una storia antichissima". Lo ha detto il ministro dell'Ambiente Sergio Costa, spiegando di aver "costituito un gruppo di lavoro fatto da magistrati, forze dell'ordine e giuristi per studiare e proporre al Parlamento e al Governo una norma più veloce per gli abbattimenti".
Intanto però, come scrive lo stesso ministro in una lettera a La Stampa, il governo non intende farsi prestare gli 800 milioni per opere contro il dissesto idrogeologico che erano stati concordati con la Banca europea degli investimenti (Bei) dalla task force 'Italia Sicura', sciolta a luglio. L'intento del prestito era quello di poter utilizzare gli 800 milioni subito in opere di messa in sicurezza del territorio contro il dissesto idrogeologico, restituendolo con rate da 70 milioni nell’arco di una ventina di anni.
Gli stessi 70 milioni verranno invece investiti dal governo ogni anno tramite i fondi di bilancio ordinari per non versare gli interessi del mutuo dovuto al prestito. I tempi di intervento si allungheranno così non di poco. "Stiamo valutando in queste ore - ha spiegato il ministro Costa - con i ministri competenti, nell'ambito della presidenza del Consiglio" di poter accedere ai fondi europei di solidarietà per i danni causati dal maltempo.
L'intervento degli ecologisti
Gli ambientalisti intanto per l'ennesima volta chiedono con urgenza un Piano nazionale di adattamento al clima (a cui devono seguire piani su scala regionale e territoriale) e una normativa che fermi il consumo di suolo. Gli ecologisti ricordano ancora che 7,5 milioni di cittadini vivono o lavorano in aree a rischio frane o alluvioni e che l'Italia è tra i primi Paesi al mondo per risarcimenti e riparazioni di danni per colpa del dissesto con circa 3,5 miliardi all'anno; i cambiamenti climatici, spiegano, "amplificano gli effetti di frane e alluvioni e che stanno causando danni al territorio mettendo in pericolo la vita e la salute dei cittadini" dice Legambiente che ha "proposto già dalla prossima finanziaria di prevedere un fondo di almeno 200 milioni di euro all'anno, per finanziamenti da destinare ai Piani Clima da parte dei Comuni, e a progetti di adattamento ai cambiamenti climatici, oltre le risorse necessarie per interventi di manutenzione, riqualificazione e riduzione del rischio".
Abusivismo edilizio: i numeri in Italia
Secondo l'Agenzia del Territorio gli edifici abusivi in Italia sono almeno 1,2 milioni e tre sono stati i condoni edilizi negli ultimi trent’anni dal 1985 al 2003, ma le domande di sanatoria rimaste ancora inevase negli uffici tecnici dei Comuni sono 15 milioni. Nonostante ilBes (rapporto sul benessere equo e solidale) 2017 dell'Istat a cura di Cresme indichi che il valore dell'abusivismo edilizio non è cresciuto tra il 2016 e il 2017 si registrano in ogni caso livelli allarmanti, soprattutto nel Centro e nel Mezzogiorno. L’indice di abusivismo edilizio del 2016 si attesta su 19,6 costruzioni abusive ogni 100 autorizzate, in lieve calo rispetto alle 19,9 dell’anno precedente e la proporzione del fenomeno è chiara quando si pensa che in Italia l’incidenza dell’edilizia illegale è più che raddoppiata nel giro di pochi anni.
Nel 2007, alla vigilia della crisi economica, la proporzione era di 9 costruzioni abusive ogni 100 autorizzate, nel 2008 del 9,3.
La situazione è ancora più allarmante nel Mezzogiorno, dove l'abusivismo "supera ormai largamente il 50% della produzione edilizia legale". In particolare, l'Istat rivela che in Campania, Calabria e Sicilia nel 2015 la quota è salita ancora raggiungendo in Calabria il 61,8% e in Campania il valore massimo di 63,3%. In tutte le altre regioni del Mezzogiorno, il numero degli edifici costruiti abusivamente supera il 30% della produzione legale. Incrementi significativi si registrano anche nel Lazio dove si è passati dal 19,6% di edifici abusivi al 22,4%. Secondo il Cresme, nei dieci anni successivi al condono Berlusconi del 2003 sono sorte in Italia 270.000 case abusive, con un giro di affari di circa 20 miliardi.
Il 22 settembre 2018 è stata presentato al Parlamento Italiano da parte di Legambiente un dossier che analizza la situazione attuale grazie ai dati forniti da 1.804 comuni italiani (il 22,6% del totale, 6mila comuni non hanno risposto e 84 hanno negato le informazioni richieste), con una analisi del fenomeno dal 2004, anno successivo all’ultimo condono edilizio, ad oggi e il quadro complessivo che emerge conferma la sostanziale inerzia di fronte all’abusivismo e alle prescrizioni di legge rispetto alle procedure sanzionatorie e di ripristino della legalità.
In Italia, secondo un'indagine di Legambiente, risultano essere stati abbattuti solo 14.018 immobili rispetto ai 71.450 colpiti complessivamente da ordinanze di demolizione negli ultimi 15 anni: praticamente appena il 19,6% delle case dichiarate abusive.
Abusivismo edilizio: cosa prevede la legge italiana
La legge italiana prevede che il proprietario di un edificio abusivo abbia 90 giorni per rispettare l'ingiunzione di demolizione; superato tale termine l'immobile passerà al patrimonio immobiliare pubblico, ossia al patrimonio comunale con un'estensione dell'area del sedime fino a 10 volte la superficie dell'abuso(art. 31, comma 3, DPR 380/2201). Il comune ha la facoltà di demolire l'edificio anticipando le spese che poi dovranno essere risarcite, oppure utilizzarlo ad uso di pubblica utilità.
Tale pratica di acquisizione resta tuttavia nella maggior parte dei casi inevasa visto che rispetto ai 57.432 abusi non demoliti censiti da Legambiente solo 1.850 (appena il 3%) risulta oggetto di acquisizione al patrimonio comunale.
In questo caso si segnala che il numero maggiore di trascrizioni (16%) è appannaggio dei comuni siciliani. Tutte le altre regioni oscillano tra il 3,7% dell’Abruzzo e lo 0,1% del Trentino Alto Adige, passando per il 2,3% della Puglia, l’1,9% della Campania, l’1,5% del Lazio e lo 0,7% della Calabria. Le case rimangono così nella disponibilità del proprietario che ne gode senza pagare alcun onere, sottraendo così anche un bene all'erario.
Uno dei problemi principali nella lotta all'abusivismo è che demolire costa molto e i comuni spesso non hanno i fondi necessari. Ma il problema non è solo economico. «Serve togliere del tutto ai comuni la competenza per l'abbattimento degli edifici abusivi – spiega Stefano Ciafani direttore generale di Legambiente – bisogna sottrarre gli abbattimenti e il rispetto della legge al ricatto elettorale.
La competenza deve essere dello Stato, che deve agire attraverso i prefetti. L'obiettivo deve essere centralizzare la competenza e snellire l'iter per abbattere». Solo una minima parte delle demolizioni, infatti, sono ordinate direttamente dalle amministrazioni comunali, la maggior parte vengono disposte dalla magistratura e sono quelle che stanno sortendo i maggiori effetti.