Una professoressa veneziana è stata condannata a un anno di carcere, pena sospesa, per propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa. Due anni fa Fiorenza Pontini, insegnante d'inglese al liceo 'Marco Polo' di Venezia, scrisse su Fb parole pesanti sui musulmani e sui migranti. Termini inequivocabili, termini indubbiamente razzisti che portarono al licenziamento della prof e sollevarono tante polemiche e indignazione. La condanna, dopo due anni, è stata emessa dal tribunale. La donna aveva anche scritto, riferendosi ai musulmani, che sono tutti delinquenti e vanno "estirpati alla radice".
Risarcimento in favore dell'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione
Paola Mossa, procuratore aggiunto, aveva chiesto 15 mesi di reclusione per la professoressa Fiorenza Pontini perché frasi del genere, spiccatamente discriminatorie, erano chiara espressione di un "pensiero radicato". Atteggiamento ancor più esecrabile, secondo la Mossa, visto il mestiere che la Pontini svolgeva, sempre a contatto con ragazzi in fase adolescenziale. Frasi aberranti quelle scritte dalla prof su Fb. Riferendosi ai migranti, scrisse "bruciateli vivi" e "ammazzateli tutti". Dopo quelle parole era scattato il licenziamento dell'insegnante. A distanza di due anni è arrivata anche la condanna. Non solo: il tribunale ha disposto un risarcimento di tremila euro in favore dell'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione.
Quest'ultima, difesa dal legale Fabrizio D'Avino, si era costituita parte civile nel processo.
La giustificazione della prof
Renato Alberini, difensore della professoressa, ritiene che non sussistano l'istigazione e il pericolo in quanto la sua assistita avrebbe solamente manifestato il suo pensiero, che può essere condiviso oppure no.
La tesi dell'avvocato Alberini, però, è stata rigettata dai giudici, che hanno riconosciuto la prof colpevole di incitamento all'odio razziale. Quelle frasi oscene su Fb vennero scoperte sia dagli studenti che da alcuni colleghi della professoressa Pontini. L'insegnante giustificò quelle frasi con la sua indignazione per l'uccisione della sua amica Valeria Solesin al Bataclan di Parigi, durante la strage eseguita dai miliziani dell'Isis.
Il licenziamento è stato poi impugnato dalla prof che, successivamente a un'intesa col Ministero, è tornata al lavoro, anche se non nelle vesti di insegnante ma di impiegata presso l'Ufficio scolastico regionale del Veneto.