Si rinnova di anno in anno l’impegno dell’associazione “A Cuore Aperto” in Africa. Nuova missione in Tanzania per i volontari della onlus presieduta dal cardiochirurgo siciliano Giovanni Ruvolo, che da quattordici anni collabora con le suore della Comunità Cristiani nel Mondo ad Ipogolo, nella regione di Iringa. Il progetto prevede assistenza sanitaria ai più bisognosi, adozioni a distanza, sostegno all’istruzione e alla formazione.

Medici italiani in Africa: missione ‘Un Cuore per Ipogolo 2018’

“Crediamo fermamente che la sanità sia un diritto per tutti, anche per i più poveri, per quelli che non possono arrivare in posti lontani per curarsi.

Questo – dice il prof Giovanni Ruvolo - è un momento particolarmente delicato in tutta Europa, c’è un rifiuto dei migranti di coloro che arrivano in particolar modo in Italia e in Sicilia perché fuggono dai paesi africani, un po’ per la guerra e un po’ perché cercano speranze dal punto di vista lavorativo. Io credo che quello che stiamo facendo sia la strada che bisogna soprattutto percorrere, cioè cercare di aiutarli nel loro territorio, cercare di farli evolvere dal punto di vista della formazione e della professionalità. Noi vediamo che tutti quelli che abbiamo fatto studiare in questi anni, medici, infermieri, tecnici di laboratorio, non ci chiedono di venire in Italia, in Sicilia o in Europa, ci chiedono di continuare a lavorare qui, anzi addirittura ci chiedono sostegno per specializzarsi e diventare ancora più bravi perché vogliono contribuire alla crescita culturale del loro territorio, soprattutto nel campo della sanità di cui ci occupiamo”.

Il motto è dunque “aiutiamoli soprattutto a casa loro”.

Il cardiochirurgo Giovanni Ruvolo: ‘La sanità è un diritto di tutti’

I medici danno tanto dal punto di vista sanitario e ricevono molto dal punto di vista umano: “Quando vengo in Africa dico sempre che uno fa un trattamento di disintossicazione, perché questo arrivismo, questa angoscia per raggiungere obiettivi che a volte sono molto alti, insuperabili, ci fa vivere male e poi ti rendi conto, quando vieni qui, che si può vivere senza guardare il tempo e ritorni al minimo comune denominatore di uomo, cosa che spesso e volentieri nel nostro Occidente non avviene perché invece di avere come minimo denominatore comune l’essere uomo in quanto tale abbiamo solamente i titoli che alla fine ci rendono uomini con la u minuscola”.

Tre i medici impegnati negli screening cardiologici al dispensario del villaggio: insieme al professore Ruvolo, originario di Ribera (Agrigento), anche il cardiologo Paride Giannantoni e il cardioanestesista Andrea Farinaccio, entrambi di Roma.

Il cardiologo Paride Giannantoni: ‘Ogni volta è un’esperienza nuova’

“Ogni volta – racconta Giannantoni - è un’esperienza nuova, anche se rispetto a dieci anni fa sono cambiate tante cose.

Abbiamo notato, per esempio, che la gente comincia a percepire il concetto di prevenzione, cosa assolutamente impensabile dieci anni fa, quindi al dispensario abbiamo visto persone che sono venute a fare un controllo cardiologico pur sapendo di non avere grossi problemi. E abbiamo visto anche che sempre di più, anche se ancora c’è molto da fare, si comincia a percepire il concetto di terapia cronica da parte di una minoranza delle persone ma che comunque è sicuramente un risultato del lavoro che abbiamo fatto in questi anni”.

“E’ la prima volta che affronto un impegno del genere, quando mi è stato proposto dal professor Ruvolo a Roma – dice Farinaccio - ero sicuro di venire a fare qui un’esperienza importantissima che mi avrebbe dato molti stimoli, ma mai avrei potuto immaginare di vivere quello che ho vissuto, di emozionarmi così tanto di fronte a un gap che, a tutt’oggi è incredibile pensarlo, sembra incolmabile.

Qui c’è tantissimo da fare, poter contribuire con il proprio impegno è veramente una cosa meravigliosa. Anche la vita di comunità è stata fantastica, è stata un’esperienza di condivisione che ha arricchito ancora di più questa missione. Spero di poter tornare in Tanzania per dare ancora”.