Sono state fermate 30 persone con l'accusa di aggressione nei confronti dei manifestanti del corteo anti-Salvini tenutosi il 21 settembre scorso e di violazione della legge Scelba. Si trattava di un episodio premeditato. Inoltre il Tribunale di Bari ha disposto il sequestro della sede di Bari di Casapound di via Eritrea, perché sede di "ricostruzione del partito fascista".

Chiusa la sede di Casapound di Bari

Ben 30 persone sono state indagate perché facenti parte del partito neofascista Casapound, e dieci in particolare per l'aggressione a sfondo squadrista ai danni di alcuni attivisti di sinistra durante il corteo anti-Salvini che ha avuto luogo lo scorso 21 settembre a Bari.

Infatti, appena conclusa la manifestazione organizzata da giovani dell'ex Caserma Liberata nel quartiere Libertà, sono stati aggrediti tre ragazzi da squadre di Casapound arrivate sul luogo per poter mettere a segno i loro atti criminali. La Procura di Bari ha aperto un'inchiesta, in merito al fatto che gli aggressori avevano adottato il comportamento ed armi (come cinture e manganelli al fine di percuotere violentemente i manifestanti) tipici delle squadre fasciste che decenni fa seminavano distruzione al loro passaggio. Gli indagati hanno partecipato a delle riunioni nella sede apposita per poter organizzare manifestazioni che rimandavano al partito fascista e di aver adottato metodi squadristi.

Inoltre la loro sede di Casapound di via Eritrea è stata chiusa e posta sotto sigilli grazie al Tribunale di Bari perché luogo di organizzazione di un partito politico di estrema destra che si rifà al partito fascista. All'interno della struttura sono stati trovati simboli inneggianti al nazifascismo, fra i quali dei busti di Benito Mussolini e copie del "Mein Kampf" di Adolf Hitler.

I poliziotti della Digos che hanno eseguito il sequestro, coordinati dal dirigente Michele De Tullio, hanno così confermato le supposizioni della Procura circa lo stampo fascista dell'organizzazione.

Le reazioni del sindaco di Bari e di Luciano Canfora dopo l'aggressione

Il sindaco di Bari Antonio Decaro e lo storico famoso in tutto il mondo Luciano Canfora immediatamente dopo l'aggressione avevano preso posizione contro la barbarie fascista di ieri e di oggi: il primo chiedendo la chiusura dei luoghi di ritrovo fascisti nella sua città, l'altro incitando calorosamente a dire basta a queste organizzazioni di morte e distruzione.