Una storia terribile arriva dalla città di Foggia, precisamente da un campo rom nei pressi del capoluogo di provincia dauno, dove gli inquirenti hanno scoperto un inquietante giro di prostituzione minorile. Sono sei le persone fermate nelle scorse ore dalla Polizia di Stato, dopo accurate indagini. Si tratta di Febronel Costache, sua moglie Chiaric Poenita, Iovannut Mariana Raluca, Costache Solomon e altri due minori. Gli arrestati sono tutti coppie che avrebbero usato violenza e ridotto in un vero e proprio stato di schiavitù le loro figlie minorenni.
Nel corso dell'attività investigativa gli inquirenti hanno raccolto dei particolari raccapriccianti, scoprendo che una delle vittime delle violenze era incinta, al settimo mese di gravidanza. Il suo bambino era in vendita a 28 mila euro.
I fatti risalgono tra il marzo e settembre scorsi
Secondo quanto si apprende dalla stampa locale e nazionale, i fatti contestati al sodalizio criminale risalgono ad un arco temporale compreso tra il marzo e il settembre di quest'anno. Le indagini, come detto, sono state serrate, i provvedimenti di custodia cautelare nei confronti degli aguzzini sono stati emessi dalla Dda di Bari e dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minori di Bari. Le ragazzine che hanno subito le violenze hanno rispettivamente 16,17 e 26 anni.
Gli stessi investigatori hanno definito la vicenda "uno spaccato terribile di cui si ignorava l'esistenza nel nostro territorio", una vicenda assurda e terribile. Le indagini partirono allorquando una delle vittime riuscì a fuggire dal campo rom, situato in Via San Severo, e si recò dalla Polizia denunciando quanto avveniva li dentro.
La vittima in quell'occasione era stata picchiata selvaggiamente con calci e pugni, e addirittura era stata presa a cinghiate. Era il 3 settembre scorso. Da qui gli agenti hanno subito voluto vederci chiaro, scoprendo quanto denunciato dalle ragazzine.
Nuova forma di 'schiavitù moderna'
Quanto accaduto è stato definito una nuova forma di "schiavitù moderna".
Le minori venivano chiuse all'interno di alcune baracche, controllate come se fossero in prigione, per tutto il giorno. Erano prive di documenti e cellulari, nessun contatto con il mondo esterno e poi, quando si recavano in strada, erano controllate dai loro aguzzini, che osservavano ogni loro movimento. Secondo quanto riportato dai colleghi di Foggia Today, l'operazione portata a termine dalla Squadra Mobile di Foggia costituisce solo l'inizio di un'attività a più ampio raggio, finalizzata a contrastare queste terribili situazioni.