Sei persone di origine rumena sono attualmente in stato di fermo con l'accusa di istigazione alla prostituzione minorile, ma anche sfruttamento e riduzione in schiavitù oltre a sequestro di persona nei confronti di giovani ragazze minorenni di etnia rom. Le sei persone fermate sarebbero quattro maggiorenni e due minorenni. Il fermo è stato eseguito dagli agenti della squadra mobile di Foggia ed è derivato da un'indagine partita in seguito ad una denuncia di un brutale pestaggio subito da una minorenne rom scappata dal campo di Via San Severo a Foggia.
Una famiglia criminale
Le sei persone di origine rumena arrestate dagli agenti della squadra mobile di Foggia appartenevano tutte allo stesso nucleo familiare. Queste avrebbero commesso in maniera reiterata una serie di reati, tutti pluriaggravati, nei confronti di tre ragazzine minorenni nel periodo compreso tra marzo e settembre. Le quattro persone maggiorenni, di cui non sono state rese note le generalità, hanno un'età compresa fra i 26 e i 47 anni. Con loro, come detto, sono stati posti in stato di arresto anche due minorenni, di cui si conoscono solo le iniziali, S.D. e D.I. Mentre per quanto riguarda le loro vittime, queste avevano un'età compresa tra i 16 e i 17 anni.
I dettagli dell'indagine della Polizia
Come detto l'indagine è partita da un pestaggio ai danni di una ragazza minorenne nel campo di San Severo, in provincia di Foggia. La giovane sarebbe stata più volte presa a calci e pugni dai propri aguzzini. Ma non si sarebbero neanche fatti scrupolo di prenderla a cinghiate su ogni parte del corpo pur di sottometterla ai loro voleri.
L'avrebbero anche presa e trascinata per terra tirandola per i capelli. Questo è quanto avrebbe raccontato agli agenti e agli operatori del 118 che l'hanno soccorsa dopo che è riuscita a fuggire e a chiamare la polizia. La ragazza avrebbe raccontato che lei e le sue compagne venivano chiuse dentro una baracca sorvegliata da S.D.
La baracca, poi, per maggiore sicurezza veniva anche chiusa con un lucchetto.
Le giovani erano state indotte con l'inganno a seguire quelli che sarebbero diventati i loro aguzzini. Questi, infatti, le avrebbero picchiate per giorni per indurle a fare quello che loro volevano, cioè prostituirsi. Le sei persone fermate gestivano un fiorente mercato della prostituzione ed esercitavano un controllo ferreo sulle loro vittime 24 ore su 24. Gli agenti della squadra mobile di Foggia sarebbero riusciti a scoprire tutto questo mettendo sotto controllo i telefonini dei fermati e le loro connessioni internet. In particolare i loro profili sui Social Network. I poliziotti avrebbero accertato, poi, che tutte le vittime erano sole sul territorio italiano, quindi nessuno avrebbe denunciato la loro scomparsa.
E per maggiore sicurezza i criminali toglievano loro sia i cellulari che i documenti di riconoscimento. I malviventi sarebbero arrivati al punto anche di costringere le vittime a prostituirsi mentre erano in "stato interessante" e a proporre di vendere per circa 28.000 euro il figlio avuto da una di loro, proprio la ragazza che è riuscita a fuggire e a denunciarli.