Da qualche giorno sono in vigore le nuove normative relative all’utilizzo di auto con targhe straniere in Italia, da parte di cittadini italiani o stranieri che però risiedono nel territorio nazionale da più di 60 giorni. Le norme stabiliscono una stretta all’utilizzo di questo escamotage per evitare di pagare le Tasse, per pagarne di meno e per rendersi invisibili di fronte alle multe ed alle sanzioni del codice della strada. In pratica, per chi risulta residente in Italia da più di 2 mesi, viene imposto l’obbligo di circolare con veicoli immatricolati in Italia e non con veicoli con targhe bulgare, rumene, austriache e così via.
Segnalazioni da parte degli utenti parlano di multe e confisca del veicolo già comminate in diverse regioni d’Italia e nel frattempo monta la polemica, con reclami, code alla motorizzazione e tentativi di trovare soluzioni che aggirino le nuove regole. Il quotidiano “Il Sole 24 Ore” parla di rivolta rumena in un articolo che spiega cosa stanno cercando di fare molti individui per continuare ad utilizzare queste targhe nonostante la normativa non lo conceda. In rete e su WhatsApp, il popolare servizio di messaggistica istantanea degli smartphone, circolano suggerimenti da parte di soggetti che però, secondo l’articolo, non servirebbero a superare il problema.
La stretta diventa caso diplomatico
Come dicevamo, tutto ormai operativo, con le forze dell’ordine che hanno già intercettato e sanzionato i primi trasgressori. Una operazione piuttosto semplice da parte delle forze dell’ordine alle quali basta fermare un veicolo con targa straniera e controllare i documenti del conducente per verificare da quanto tempo risulta residente in Italia.
Un problema grave ed immediato per molte comunità di soggetti stranieri che da anni vivono da noi e che da anni circolano con auto con targhe non italiane. Una problematica che sta coinvolgendo anche l’ambasciata rumena in Italia, con l’ambasciatore della Romania che ha chiesto audizione al governo italiano proprio per chiarire meglio alcuni aspetti di questa controversa e contestata nuova normativa.
Quali auto a targa straniera sono ammesse in Italia
La nuova legge prevede alcuni casi di esenzione da sanzioni e multe che va ricordato sono molto pesanti. Infatti, la pena pecuniaria parte da 712 euro e va sempre pagata. Inoltre, il veicolo non in regola, una volta scovato, deve essere regolarizzato con nuova immatricolazione in Italia entro 6 mesi dall’infrazione comminata o sempre in 180 giorni, esportato nel paese di origine. Infatti gli organi accertatori oltre a comminare la multa, fermeranno amministrativamente il veicolo fino a quando non sarà regolarizzato. Le targhe estere sequestrate andranno sostituite da targhe nostrane o in alternativa da targhe italiane provvisorie valide solo per espatriare il veicolo.
Parlando di esenzioni da questa autentica stretta, si precisa che leasing, noleggio a lungo termine e comodato sono soluzioni che potrebbero consentire ancora di aggirare l’ostacolo. Segnalazioni da tutta Italia, come le riporta il quotidiano, parlano di numerosi veicoli a targa straniera fermi da giorni davanti alle case di campagna o di autotreni carichi di veicoli che evidentemente stanno per andare fuori dal territorio italiano. In pratica, monta la paura di sequestri e sanzioni e c’è chi suggerisce su WhatsApp la via del comodato, con una società a cui intestare il veicolo che poi tramite la pratica del comodato gratuito verrebbe ceduto al soggetto interessato a circolare con auto a targa estera.
Va ricordato che se l’auto è presa in leasing o in noleggio da ditte estere, non può essere sanzionata, ma la documentazione relativa a questi particolari contratti va portata in macchina e mostrata alle forze dell’ordine. Stessa cosa per il comodato, ma quello che dà diritto all’esenzione è solo quello intercorrente tra ditta estera proprietaria del veicolo ed un suo dipendente residente in Italia a cui la ditta stessa concede l’uso del veicolo. Senza il rapporto tra ditta e lavoratore dipendente, il comodato non può essere valido ai fini dell’esenzione. Secondo il Sole 24 Ore in rete circolano suggerimenti e proposte di comodato con documenti fasulli che potrebbero portare conseguenze ancora più pesanti di quelle previste dalla normativa.