Un cittadino scozzese residente ad Edimburgo, Ryan Greenan è deceduto nel mese di gennaio a causa di un tumore all'esofago diagnosticato con colpevole ritardo. Il giovane, infatti, si era rivolto alcuni mesi prima ai medici per una grave e persistente difficoltà a deglutire. Il medico che l'ha visitato inizialmente non avrebbe richiesto a Ryan alcun ulteriore esame a scopo di accertamento ma avrebbe liquidato la cosa come sintomi di ansia. Di conseguenza, il giovane ha continuato la sua vita fino a quando, durante una giornata di lavoro di fine anno, ha subito un crollo repentino e un collasso.

La dolorosa verità

A seguito del collasso Ryan viene immediatamente trasportato in ospedale e, in quella sede, gli vengono effettuati tutti gli esami di controllo necessari. Il 28 dicembre 2018 il giovane, che lavorava come badante e aveva due figlie di 8 e 11 anni, riceve un responso inequivocabile e che non lascia speranza. Gli viene diagnosticato un tumore all'esofago che, nel giro di solo due settimane, gli fa perdere 12 chilogrammi di peso. Dato che il tumore non era stato diagnosticato in tempo, poi, gli viene riferito che si sono sviluppate metastasi le quali hanno colpito altri organi vitali, in particolare i polmoni e il fegato. Ryan è deceduto solo tre settimane dopo questa diagnosi.

La rabbia e la disperazione della sorella

Chi non sa darsi pace è la sorella di Ryan, Kerry Greenan poco più giovane di lui. La donna di 33 anni spiega che il fratello aveva creduto alla prima diagnosi perché convinto dai medici che il tumore all'esofago potesse manifestarsi solo in tarda età, intorno ai 60/70 anni. Infatti, il primo medico che l'ha visitato, secondo il racconto della sorella, avrebbe attribuito la difficoltà a deglutire ad un semplice reflusso gastroesofageo e, appunto, ad ansia.

Ma era arrivato al punto che non riusciva neanche a inghiottire l'acqua. E, quindi, mangiava anche "pochissimo".

La sorella afferma che se fosse stato diagnosticato in tempo, probabilmente il fratello sarebbe ancora vivo. Infatti, Ryan avrebbe potuto essere operato e avrebbe anche potuto fare dei cicli di chemioterapia. Invece.

l'unica cosa che si è tentata e che, peraltro è risultata del tutto inefficace, è stato sottoporre Ryan ad una trasfusione di sangue subito dopo essere venuto a conoscenza della tragica verità. Il giovane badante scozzese lascia, come detto, due bambine di 8 e 11 anni e la compagna Natasha Robertson con la quale si sarebbe dovuto sposare a breve.