Matteo Salvini e Alfonso Bonafede, rispettivamente Ministro dell'Interno e Ministro della Giustizia del governo, sono indagati per il video in cui fu messo alla gogna Cesare Battisti durante il suo arresto. Il reati di cui i due ministri sono accusati sono quelli previsti da due articoli di legge, entrambi non tenuti in considerazione quando è stato fatto il video incriminato.
Stiamo parlando dell'articolo 114 del codice di procedura penale che impedisce e vieta "la pubblicazione dell’immagine di persona privata della libertà personale ripresa mentre la stessa si trova sottoposta all’uso di manette ai polsi ovvero ad altro mezzo di coercizione fisica” e dell'articolo 42 bis dell'ordinamento penitenziario il quale esplicita che durante le traduzioni (ossia "tutte le attività di accompagnamento coattivo, da un luogo ad un altro, di soggetti detenuti, internati, fermati, arrestati" etc.) "sono adottate le opportune cautele per proteggere i soggetti tradotti dalla curiosità del pubblico e da ogni specie di pubblicità” .
Il fascicolo della Procura di Roma contro Salvini e Bonafede
Le cose sono andate "male" fin dall'arrivo di Cesare Battisti in Italia, dopo 40 anni di latitanza dell'ex terrorista. Direttamente sulla pista, infatti, erano presenti Matteo Salvini, ripreso con la divisa della Polizia (altro reato, tecnicamente), e Alfonso Bonafede. Dopo la diretta dell'arrivo di Battisti con l'attesa dei due ministri, Bonafede ha pubblicato su Facebook il famoso video con tutti i momenti topici dell'arresto di Battisti.
L'uscita del video dell'arresto, avvenuto il 14 gennaio, ha suscitato subito delle polemiche, ma ha anche avuto il risultato di far scattare una denuncia verso Salvini e Bonafede a causa della quale è stato aperto un fascicolo presso la Procura di Roma.
La Procura di Roma, tuttavia, ha fatto domanda di archiviazione depositando la denuncia presso il Tribunale dei ministri, che di certo potrebbe archiviarla, ma, come per il caso Diciotti, potrebbe anche prendere un'altra strada e decidere di continuare con la richiesta di autorizzazione a procedere.
La denuncia a causa del video di Battisti
Secondo la Procura di Roma, Alfonso Bonafede e Matteo Salvini in concorso con lui avrebbe violato i due articoli sopracitati poiché non hanno adottato le cautele del caso atte a proteggere le persone in arresto dalla pubblicità e dalla curiosità. Il video dell'arresto di Battisti, creato ad hoc con toni propagandistici e pubblicitari, sarebbe la prova che inchioda il Guardasigilli, colui che ha pubblicato il video.
Secondo i giudici romani, tuttavia, il fatto non costituisce reato in quanto non ci sarebbe dolo o vantaggio patrimoniale, per quanto gli articoli si riferiscano semplicemente al dovere delle istituzioni di proteggere la privacy degli arrestati. In ogni caso, ormai, la decisione spetta al Tribunale dei Ministri, che presto si esprimerà anche su questa vicenda giudiziaria che ha colpito il governo Conte.