Il 9 Marzo del 2019, la tranquillità di Prato viene sconvolta dalla notizia di una infermiera trentacinquenne che ha avuto rapporti sessuali con un ragazzo appena 14enne a cui dava ripetizioni private. La donna da poco ha partorito un bambino e si pensa che il padre del neonato sia proprio il ragazzo. Il ragazzo attualmente frequenta le scuole medie inferiori. La madre racconta che ormai suo figlio non era più lo stesso, era nervoso, agitato e studiava poco. Qualcosa era cambiato in quel pre adolescente, ma quel turbamento non era dovuto alla difficile condizione della sua età e dei cambiamenti che nascono con essa.
Egli era nervoso e studiava di meno. Una spia di allarme è venuta fuori appena il ragazzino, turbato, aveva sottolineato di non aver più intenzione di andare alle ripetizioni di inglese tenute dalla donna in questione. La madre allora ha deciso di indagare e chiedere al figlio cosa stesse accadendo. Il quattordicenne visibilmente sconvolto ha confessato alla madre che l’insegnante lo voleva tutto per sé nonostante non fosse d’accordo. Poi la situazione è peggiorata appena la donna ha confessato di essere incinta e che il bambino che stava per nascere era figlio del 14enne e non di suo marito. La madre del ragazzino, titubante, ha chiamato immediatamente il marito per verificare la veridicità dei fatti, ma a fare chiarezza sono stati i messaggi delle chat di WhatsApp che si scambiavano i due da ormai un anno e mezzo.
Le indagini e i genitori del ragazzo
Resta ancora poco chiara la paternità del bambino nato dall’infermiera che dava ripetizioni private, poiché per ora solo la donna afferma che il neonato sia frutto di entrambi. Ovviamente la procura ha richiesto il test del DNA per verificare la veridicità dei fatti. La donna ha acconsentito al test come viene riferito dall’avvocato, Mattia Alfano, del foro di Firenze.
I genitori del ragazzo però hanno deciso di querelare comunque la donna e denunciarla per violenza sessuale poiché quando l’atto è avvenuto il ragazzo aveva ancora 13 anni. E per il codice penale, gli atti sessuali con minori di 14 anni, anche consensuali, costituiscono un reato e quindi vengono puniti. È superfluo dire come il caso sia abbastanza delicato motivo per cui il giudice ha richiesto la massima discrezione e riserbo per quanto riguardano le indagini svolte dalla squadra mobile. Le perquisizioni continueranno così come si continuerà ad indagare riguardo la paternità di questo bambino e la condotta di una donna che ha lasciato sotto choc l’interna città.