Il bambino, nato cinque mesi fa, è stato riconosciuto dal marito della donna, ma il padre biologico è un ragazzino oggi 14enne. La storia che da giorni a Prato è sulla bocca di tutti era vera: l'esame del Dna 'inchioda' un'infermiera indagata per atti sessuali nei confronti di un minore. La donna 35enne che avrebbe dovuto dare ripetizioni d'inglese al minore, aveva avviato con lui una relazione sessuale. Nel 2018 è rimasta incinta e lo scorso autunno ha avuto un figlio che per cinque mesi il marito ha creduto fosse suo. L'esame del Dna svolto lo scorso otto marzo, il cui esito si è avuto ieri sera, ha confermato la paternità del neonato.

Esame del Dna e dichiarazioni volontarie in Procura

La prova definitiva è arrivata ieri sera dal test del Dna: il figlio della prof è dell'alunno quasi 15enne. Procura e Squadra Mobile di Prato si sono mosse dopo la denuncia presentata, circa due settimane fa, dai genitori dell'adolescente. Il ragazzino durante l'anno scolastico 2016-2017 andava dalla donna, un'infermiera che a Prato assiste gli anziani a domicilio, sposata, già madre di un figlio di sette anni, per delle ripetizioni d'inglese e invece aveva avviato con lei una relazione sessuale. I genitori si sono insospettiti perché il figlio, descritto come sportivo, atletico, all’apparenza più grande della sua età, appariva strano. La lettura di alcune chat tra lui e la docente ha aggravato i sospetti, finché a loro ha raccontato tutto.

Dopo la querela, la casa della donna è stata perquisita ed è stato sequestrato materiale utili alle indagini.

L'indagata, lo scorso otto marzo, ha dato il suo consenso al prelievo del Dna sul figlio di cinque mesi che è stato messo a confronto con quello dell'adolescente. E i risultati indicano nell'alunno il papà del bambino. La prova che confermerebbe il quadro accusatorio è arrivata nel giorno in cui, come annunciato dai suoi legali, Mattia Alfano e Massimo Nistri, l'infermiera accompagnata dal marito, passando da un ingresso secondario, si è presentata in procura per rilasciare dichiarazioni spontanee.

La donna, che sosteneva di non avere nulla da nascondere e di essere una mamma felice, fino a qualche giorno fa negava tutto su tutti i fronti.

È stata ascoltata per un paio d'ore dai sostituti procuratori Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli, alla presenza del procuratore Giuseppe Nicolosi e di Gianluca Aurilia, dirigente della squadra mobile. L'interrogatorio è stato poi secretato. Le indagini sono volte ad accertare se tra la professoressa e l'alunno ci sia stata una relazione sessuale fin dall'inizio della frequentazione quando il ragazzino era 12enne, nel qual caso la posizione dell'insegnante si aggraverebbe. La prova del Dna, unita alla prossima acquisizione di testimonianze di amiche a cui la donna avrebbe raccontato che il figlio che aspettava era del ragazzino a cui dava ripetizioni, secondo la procura potrà ricostruire tutta la vicenda e chiarire se siano stati compiuti altri reati.

Prato, la relazione morbosa e i ricatti della professoressa

Per i genitori, il minore è stato circuito dalla donna che era una conoscente. Che la 35enne fosse ossessionata dal ragazzino e avesse con lui una relazione morbosa lo dimostrerebbero alcuni messaggi su Whatsapp all'insegna di gelosia e ricatti. "Se mi lasci racconto a tutti che il bambino è figlio tuo", è il testo di uno dei messaggi trovati nello smartphone del ragazzino. "Dove sei? Rispondimi Perché non mi rispondi?": di questo tenore, i continui testi che gli inviava da cui potrebbero arrivare ulteriori spunti per l'indagine.

La famiglia del minore ha querelato l'insegnante anche per la nascita del bambino che avrebbe completamente messo in crisi il figlio fino alla decisione di confidarsi con i genitori.

La stessa famiglia potrebbe avviare un'azione di riconoscimento della paternità, ma non essendo maggiorenne il padre del bambino e visto che per legge anche un suo eventuale consenso non può essere considerato valido, il tribunale dei minori dovrebbe procedere d'ufficio. D'altra parte c'è il marito dell'infermiera che non vorrebbe perdere quel figlio che ha riconosciuto.