Un fatto di cronaca di circa 18 anni fa torna alla ribalta della cronaca dopo una sentenza della Corte dei Conti che condanna 27 poliziotti a risarcire lo Stato per danno erariale nella misura di circa 2,8 milioni di euro. Il caso in questione è quello della terribile notte tra il 21 ed il 22 luglio 2001 e dei fatti avvenuti durante il G8 di Genova e più precisamente, per le violenze perpetrate dagli agenti nei confronti dei manifestanti rintanati nella scuola Diaz del capoluogo ligure. Una storia che sembra non finire mai, oggetto di ricorsi e sentenze che avranno un altro strascico il 22 maggio 2019, quando stavolta sarà la Corte Costituzionale a valutare se comminare o meno una nuova condanna, stavolta da 5 milioni di euro.

Cosa accadde quella notte

Il G8 di Genova del 2001 viene ricordato per le scene di guerriglia urbana e di scontri violenti tra le forze dell’ordine ed i manifestanti anti G8. Tre istituti scolastici genovesi (le scuole Diaz, Pertini e Pascoli) divennero sede del coordinamento del Genova Social Forum. Nella scuola Diaz molti manifestanti erano accampati per passare la notte. Tra le 22 e la mezzanotte del 21 luglio Polizia e Carabinieri fecero irruzione e secondo la ricostruzione dei fatti, usarono atti violenti, pestaggi ingiustificati e addirittura tortura su soggetti inermi durante le operazioni di perquisizione. Dai dati risulta che furono 346 i poliziotti e 149 i carabinieri che presero parte all’azione anche se i carabinieri non fecero irruzione perché incaricati solo di cinturare il perimetro della scuola.

Il risultato dell’azione fu di 93 arresti e di 82 feriti, tra i quali alcuni gravi come un giornalista inglese ridotto in coma.

La nuova sentenza

Oltre all’uso spropositato della forza e della violenza, su quanto successe alla scuola Diaz e sull’operato delle forze dell’ordine sono state mosse accuse di depistaggio, alterazione delle prove, irregolarità e falsi nelle ricostruzioni.

Sembra che per giustificare gli eventi siano state costruite ad arte prove fasulle da parte degli agenti, dalle presunte bottiglie molotov fatte rinvenire nella scuola e segni di presunti accoltellamenti sui giubbini antiproiettile di diversi agenti. Molti processi sono stati già effettuati su questi eventi e bisogna dire che nella maggioranza dei casi sono terminati con l’assoluzione degli imputati sia per scadenze dei termini o prescrizione che per l’impossibilità materiale di collocare e individuare i diretti responsabili delle azioni.

Le vicende giudiziarie della storia però hanno avuto strascichi nei confronti dello Stato italiano, datore di lavoro degli agenti in azione quella notte. La Corte Europea per esempio ha già condannato l’Italia come Stato a risarcire il danno ad un manifestante che aveva prodotto ricorso per violazione della Convenzione Europea sui diritti dell’uomo. Adesso, dopo 18 anni da un evento che è passato alla storia come “la notte della macelleria messicana”, su 27 poliziotti (tra cui agenti, dirigenti ed ispettori) grava la condanna a risarcire lo Stato per 2,8 milioni di euro per danni materiali e di immagine.

I condannati dovranno risarcire il Ministero dell’Interno e quello di Giustizia per le spese legali sostenute durante i tre gradi di giustizia, nonché rimborsare i risarcimenti e le spese per il gratuito patrocinio che lo Stato ha già dovuto pagare a decine di manifestanti che hanno presentato e vinto il ricorso.

Una storia che rappresenta una macchia indelebile per il paese, con molti rappresentanti delle forze dell’ordine che hanno continuato a lavorare e addirittura a fare carriera nonostante da anni su di loro pendessero le indagini e le inchieste su quella tragica notte. L’Italia è stata ripetutamente accusata dalla Corte Europea di non avere leggi ad hoc a tutela dei casi accaduti quella notte, come una legge sul reato di tortura (che solo nel 2017 è stata emanata). Inoltre, le cartelle esattoriali per il danno erariale che sarebbero state notificate agli agenti per rimborsare il danno subito dalla Nazione, sono risultate tutte annullabili per vizi e sanzioni che ai più appaiono costruite di proposito. Un danno di immagine notevole per l’Italia, per la democrazia e per i Corpi della Polizia di Stato e dei Carabinieri.