Continua a far parlare di sé il caso di Stefano Leo, il ragazzo 34enne che il 23 febbraio scorso è stato ucciso sul Lungo Po da uno sconosciuto, Said Mechaouat, un 27enne marocchino con cittadinanza italiana. I fatti sono noti: il presunto killer ha confessato lunedì scorso di essere stato lui ad uccidere Leo. Il movente, comunque ancora tutto da chiarire, è sconvolgente: "Volevo uccidere un ragazzo come me" - così ha detto Mechaouat durante l'interrogatorio in caserma. "Era felice, per questo l'ho ammazzato" - ha aggiunto poi l'imputato con fermezza.

Nelle scorse ore i Carabinieri di Torino hanno diffuso il video che immortalerebbe proprio l'omicida negli istanti sia precedenti, che successivi all'azione criminosa.

Il percorso del killer

I frame parlano chiaro. Il 27enne ha una busta di plastica in mano. Prima passeggia per piazza Vittorio, poi si dirige verso il luogo in cui compirà il delitto, i Murazzi appunto, sul Lungo Po torinese. Si sposta verso via Napione, all'angolo con Corso San Maurizio. Sono le 9:30 del 23 marzo 2019, e siamo nel pieno centro di Torino, una zona della città disseminata da tantissimi occhi elettronici. Gli inquirenti non dubitano del racconto di Said, il quale è stato giudicato fin dai primi momenti attendibile.

E lo dimostrerebbero anche i video, quella sagoma pare essere proprio la sua. Alle ore 11:04 dello stesso giorno, Mechaouat viene nuovamente ripreso dalla telecamera. Ha ancora in mano quella busta di plastica, il delitto era stato già compiuto a quell'ora. L'omicida, come si ricorderà, ha confessato di aver atteso la sua vittima, "un ragazzo a caso" ha detto.

Quando ha incrociato Stefano, lo ha seguito, l'ha presso di spalle e gli ha inferto la coltellata. La vittima sarebbe riuscita a trascinarsi per qualche metro, almeno fin sulle scale che portano sulla strada, ma poi sarebbe caduto esanime a terra. Per lui ormai non c'era più niente da fare. La famiglia è straziata dal dolore, specialmente dopo l'assurda confessione del suo aguzzino.

Said ha confermato il contenuto degli interrogatori

intanto l'imputato continua a sostenere le sue tesi, oggi, in sede di udienza per la convalida del fermo, ha confermato il contenuto dei suoi primi tre interrogatori davanti agli inquirenti. La Procura di Torino per lui ha chiesto un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Nelle prossime ore si attende la decisione del gip. Said, secondo quanto ricostruiti dagli inquirenti, alle spalle aveva una storia difficile, costellata anche di diversi precedenti. Recentemente la moglie, italiana, lo aveva denunciato per maltrattamenti in famiglia, cacciandolo da casa.