“Lontana da distrazioni, lontano dal rumore, invita solo al silenzio e alla meditazione” con queste parole Paolo Baratta descrive l’atteggiamento che si dovrebbe avere di fronte a questo nuovo progetto che sarà parte integrante della prossima apertura della Biennale d’Arte di Venezia.
Il progetto
Si chiama “Barca Nostra” e sembra solamente un grande peschereccio ormai distrutto, scolorito dal mare e dalla salsedine, invece è molto di più: è il simbolo di una piaga del nostro tempo, è il simbolo di molte vite spezzate dall’egoismo e dall’avidità degli interessi economici, è il peschereccio proveniente dalla Libia e simbolo della strage del 2015, nel canale di Sicilia che costò la vita a 700 migranti.
Il relitto è giunto a Venezia direttamente dalla Sicilia, ed è stato voluto dall’artista svizzero Christoph Büchel, già presente quattro anni fa alla stessa Biennale.
Paolo Baratta ha chiesto quindi silenzio e meditazione di fronte a tale simbolo, che sarà posto proprio a fianco dell’imponente gru ottocentesca, di fronte al ponte composto da molteplici mani intrecciate ad opera di Lorenzo Quinn che spronano i visitatori a costruire ponti nella società.
La politica
Di fronte al progetto “Barca Nostra” non sono mancate le usuali reazioni politiche che hanno rotto quel silenzio tanto richiesto da Baratta: “Le vittime dei trafficanti di uomini meritano rispetto” dice Gianantonio Da Re, candidato alle Europee per la Lega.
Oltre questo Da Re non risparmia alcune critiche: “Si pensa di portare il relitto a Bruxelles, io trovo che sarebbe più sensato portare in Europa buoni propositi così da fermare concretamente il numero di migranti e soprattutto di morti» aggiungendo poi che quest’anno girerà il largo dalla Biennale in quanto quest’arte Politica non riesce e non la vuole capire, in quanto il recupero del relitto è costato 9milioni, che sono stati secondo lui rubati ai contribuenti, in quanto la Biennale è finanziata dal pubblico.
Leva sulla sensibilità popolare
Portare il relitto alla Biennale è arte? Questa la domanda fatta dal movimento Leghista.
Settecento persone rimasero intrappolate all’interno della stiva di quel mostruoso relitto che poteva trasportarne meno di venti; ventotto si salvarono.
La risposta di Baratta non si è fatta attendere: “Serve a smuovere le coscienze”.
Maria Chiara Di Trapani, siciliana e attualmente curatrice del progetto, ha fatto sapere che lei e l’artista non rilasceranno dichiarazioni e fotografie, in quanto “l’opera parla da sola”
In ultima anche l’assessore regionale alla Cultura, Cristiano Corazzari, esprime il suo parere in merito: «Salvare vite umane è nostro dovere morale, il numero dei dispersi in mare si è notevolmente ridotto grazie anche alla ferma politica di Matteo Salvini».