L'ultimo capitolo, solo in ordine di tempo, attorno alla Sea Watch 3 si è chiuso alle 1:30 del 29 giugno, ma allo stesso tempo, sbarcati i naufraghi presenti, si è aperto un nuovo capitolo, ben più ostico sia sul piano della legge dello Stato e di quella degli Uomini, con l'arresto del capitano Carola Rackete.
Il prologo allo sbarco
Tutto è iniziato il 12 giugno quando la Sea-Watch aveva soccorso 52 migranti a largo della Libia e rifiutandosi di riportarli al porto di Tripoli, non considerato al livello internazionale un porto sicuro ma letteralmente tutt'altro, si è diretta verso l'isola di Lampedusa dove per circa due settimane si è tenuta al largo delle acque territoriali italiane.
Durante questo lasso di tempo, 12 persone tra donne, bambini e persone in grave stato di salute sono state sbarcate, nel frattempo si è accesso sempre più l'interesse attorno a quello che doveva essere il destino dei restanti 40 migranti.
L'attenzione verso i migranti della Sea-Watch è stato tale da mettere letteralmente in sordina gli “sbarchi fantasma” avvenuti lungo le coste italiane. Durante il lasso di tempo tra il 12 e il 29 giugno al livello europeo si è cercato di trovare una sistemazione per le 40 persone ospitate sulla nave, senza però trovare di fatto la “quadratura del cerchio”. Con il tempo la situazione sull'imbarcazione sarebbe divenuta sempre più precaria con le condizioni di parte dei passeggeri peggiorate dopo tutto il tempo passato in mare.
Lo sbarco e l'arresto di Carola Rackete
Attorno all'1:30 l'imbarcazione si sarebbe diretta verso il porto di Lampedusa, dopo l'iniziale avvicinamento alle acque italiane avvenuto tra martedì e mercoledì. L'entrata all'interno dell'area portuale ha portato la Sea Watch a schiacciare contro la banchina la motovedetta della Guardia di Finanza intervenuta con una serie di azioni di disturbo alle manovre dell'imbarcazione della ONG.
Quest'ultima azione, sotto il profilo giudiziario ha aggravato la posizione di Carola Rackete davanti le autorità italiane. Sulla Sea Watch era presente anche l'ex ministro Delrio, assieme ad altri rappresentanti delle opposizioni che da circa due giorni erano sull'imbarcazione a testimoniarne le condizioni e a cercare una soluzione circa lo sbarco e gestione dei 40 naufraghi.
Durante le fasi di sbarco non sono mancati i momenti di tensione con insulti a vario titolo verso la Rackete e gli altri membri dell'equipaggio da parte di alcuni facinorosi presenti sul molo che inneggiavano a “punizioni corporali” per i marittimi. Al momento Carola Rackete è agli arresti domiciliari all'interno di un'abitazione di Lampedusa indicata come suo domicilio in attesa della convalida del fermo, in ogni caso sembra che le saranno contestati un gran numero di reati: violenza e resistenza a nave da guerra, tentato naufragio e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
A ogni modo, la condotta tenuta dalla Sea Watch e dalla sua rappresentante Carola Rackete mostra una serie di lati in bianco e nero di cui certamente non si può tenere conto, da un lato ha infranto una serie di norme dello Stato italiano, ma è anche vero che dall'altro ha impedito che decine di persone divenissero un'altra serie di sconosciuti periti in mare nella quasi più totale indifferenza delle istituzioni europee.