I primi risultati delle autopsie in corso nell’istituto di Medicina legale nell’università romana di Tor Vergata parlano chiaro: Domenico Raco non è stato ucciso da nessuno, ma è morto per l’incendio della Ford Fiesta su cui si trovava. Analizzando il suo corpo gli anatomopatologi non hanno rilevato ferite, ma solo i polmoni saturi del monossido di carbonio, sprigionato dalle fiamme. Da questi riscontri appare chiaro che “il calabrese” – come veniva chiamato il 39enne per la sua provenienza da Molochio, un paesino nel cuore dell’Aspromonte – si sia suicidato.
Tramonta così per sempre, l’ipotesi della presenza di una terza persona sul luogo del rogo, via San Pancrazio, una stradina isolata situata a poca distanza dal litorale di Torvaianica. E dai primi esami sul corpo dell’altra vittima, Maria Corazza, appare chiaro come quest’ultima sia stata invece uccisa.
Una ferita da arma da taglio sul corpo di Maria Corazza
L’equipe del professor Giovanni Arcudi nelle prossime ore effettuerà l’autopsia sul corpo della 48enne: tuttavia da una prima analisi sommaria è stata riscontrata la presenza di una profonda ferita da arma da taglio all’altezza dello sterno della donna, che con ogni probabilità ne ha causato la morte. A quanto pare all’interno della Ford Fiesta gli inquirenti avrebbero trovato un coltello che potrebbe essere l’arma del delitto.
Appare sempre più probabile che Roco l’abbia usato per uccidere la donna, prima di dare fuoco alla vettura e di lasciarsi morire tra le fiamme. Un altro elemento che prova la tesi dell'omicidio-suicidio premeditato è stato acquisito nei giorni scorsi: si tratta di un video registrato dalle telecamere di sorveglianza del distributore “Agip” di via Danimarca, che riprenderebbe il 39enne mentre riempie una tanica di liquido infiammabile, con ogni probabilità usato per appiccare il rogo.
Un omicidio-suicidio dal movente passionale
Quindi non ci sarebbe stato nessun duplice delitto, ma la tragedia sarebbe stata il frutto del piano disperato di Domenico Raco, che aveva orchestrato tutto già prima che quella mattina del 14 giugno Maria Corazza passasse a prenderlo dal meccanico, per quello che sembrava un innocuo appuntamento per un caffè al bar.
Il movente sembra essere passionale: il 39enne sarebbe stato spinto ad agire dalla disperazione per un rifiuto da parte della donna di cui si era innamorato. Probabilmente non si saprà mai se tra i due ci fosse un legame profondo, una relazione clandestina che Maria avrebbe voluto troncare. Oppure se “il calabrese”, considerato come uno di famiglia, si fosse invaghito della 48enne, senza esserne corrisposto; così tutto potrebbe essere partito da un “no” da parte dell'amica, nel momento in cui Domenico si è dichiarato.