Kyle aveva solo nove anni quando nel 2016 gli diagnosticarono un tumore al rene. Ora, per fortuna il bambino sembra aver superato la malattia, ma Kellie, sua madre, non si dà pace: “Il mio istinto mi dice che c’è qualcosa che ha causato il problema”, ripete la donna alla Cbs. In effetti, oltre al figlio, altri quattro bambini che frequentavano la Weston Elementary School si sono ammalati di cancro negli ultimi anni. Un numero impressionante per questo istituto, nel quale il tasso di incidenza dei tumori è quasi 62 volte maggiore di quello medio degli Stati Uniti, pari a 19,3 casi ogni 100mila persone sotto i 19 anni di età; valori che aumenterebbero ulteriormente se si considerassero solo i bambini dell’età in cui normalmente si frequenta la Scuola elementare.

Inoltre i cinque alunni non sono stati gli unici ad essersi ammalati nel loro paese, Ripon, una cittadina della California che conta poco meno di 16mila abitanti: ad altri due bimbi è stato diagnosticato il cancro, portando quindi a sette i piccoli colpiti.

Il ripetitore per i cellulari all’interno della scuola

Come accade in situazioni del genere, in cui il numero di casi supera di molto il livello medio, gli scienziati, ma anche diversi avvocati pronti a chiedere risarcimenti milionari per conto delle vittime, si sono messi in azione, in cerca degli eventuali responsabili. Innanzitutto i genitori dei malati, insieme a quelli degli altri studenti, hanno lottato a lungo per far disattivare un ripetitore per telefoni cellulari situato all’interno dell’area dall’istituto.

Alla fine l’apparecchiatura è stata smantellata, anche se ad oggi non esistono prove scientifiche univoche sull’elevata pericolosità delle onde radio sprigionate: in molti giudicano minimo il rischio derivante dall’esposizione ai ripetitori. Comunque i 419 alunni che nell’ultimo anno scolastico hanno frequentato la Weston Elementary hanno potuto seguire le lezioni senza l’ingombrante presenza del ripetitore, che pure rispettava i limiti federali per le emissioni.

La sostanza cancerogena utilizzata nella fabbrica di caffè decaffeinato

Il secondo possibile fattore scatenante invece ha cessato la propria attività nel 1994: eppure i danni causati in passato potrebbero ripercuotersi ancora per molto tempo. Si tratta di una fabbrica, appartenente alla multinazionale svizzera Nestlé, che produceva caffè decaffeinato.

Lo stabilimento – distante poco più di due chilometri da Ripon – utilizzava una sostanza chimica, il tricloroetilene, meglio conosciuto come trielina, da anni considerata come un potente agente cancerogeno. Durante un processo del 2002 il giudice ha riscontrato l’esistenza di una perdita dall’impianto, attribuendo alla società proprietaria la responsabilità di aver inquinato un pozzo d'acqua ed ha quindi ordinato alla compagnia di pagare un milione di dollari come risarcimento alla cittadina. Alcuni test effettuati l’anno scorso hanno dimostrato che i livelli di trielina nell’acqua potabile erano cresciuti del 90%. Eppure il pozzo contaminato è stato disattivato, l’azienda ha assicurato di aver fatto tutto il possibile per ripristinare la situazione e la stessa amministrazione cittadina ha sostenuto che la falda acquifera locale non fosse inquinata.

Ma i familiari dei piccoli colpiti dal cancro, supportati dagli altri genitori, promettono battaglia: non si fermeranno fino a quando non saranno rese note e successivamente debellate le cause scatenanti delle malattie.