Ha deciso di scappare Daniele Ughetto Piampaschet e di lasciare, così, senza epilogo, l'atto finale della lunga sceneggiatura del delitto di Anthonia Egbuna, la ventenne nigeriana trovata cadavere nelle acque del Po nei pressi della diga di S. Mauro, nel torinese, nel febbraio del 2012. Egbhuna era scomparsa nel nulla il 28 novembre 2011, data in cui i magistrati ipotizzano sia stata uccisa e poi gettata nel fiume.

Lo scrittore killer

L'aspirante scrittore è fuggito dopo la sentenza della Cassazione che lo ha condannato a 25 anni per l'omicidio della sua allora fidanzata.

In una serie di romanzi mai pubblicati, secondo gli investigatori, vi sarebbero evidenti riferimenti alla morte della donna. In particolar modo, nell'inedito manoscritto "La rosa e il leone" il torinese si era palesemente ispirato al suo incontro con la ragazza nigeriana (che allora si prostituiva nelle strade tra Carignano e Torino) alla loro storia d'amore ed al successivo assassinio della donna. Le vicende narrate all'interno di questo racconto, ritrovato a casa della ragazza nigeriana, sono sembrate agli investigatori come un macabro annuncio di quanto poi sarebbe realmente accaduto.

La sua storia con Anthonia

Laureato in filosofia e con una grande passione per la Nigeria, tanto che era già stato sposato con una donna nigeriana dalla quale aveva divorziato da poco, Piampaschet aveva iniziato a frequentare seriamente Anthonia Egbuna nei primi mesi del 2011.

Il suo desiderio sarebbe stato quello di toglierla definitivamente dalla strada, ma secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, qualcosa dev'essere andato storto. Il killer, stando ai rilievi degli spostamenti effettuati sulle celle telefoniche, si sarebbe visto con la donna, per l'ultima volta, il 27 novembre 2011, vicino al fiume, dove Piampaschet l'avrebbe assassinata con più di 20 coltellate gettando poi il corpo privo di vita in acqua.

L'uomo ormai quarantenne era a piede libero in attesa della sentenza con l'obbligo di riconsegnare il passaporto, ma quando i carabinieri si sono presentati nella casa di Giaveno (Torino), una cascina isolata in cui abitava con i genitori, di lui non c'era traccia. Il padre ha provato a bloccare i militari che lo hanno arrestato per resistenza.

Difficile dire se Piampaschet sia fuggito proprio in quei momenti o se, certo della condanna, fosse latitante già da qualche giorno. Assolto in primo grado, condannato a 25 anni e 6 mesi in appello, rimandato dalla Cassazione davanti ai giudici di secondo grado e nuovamente condannato in via definitiva a 25 anni, con la sua fuga Piampaschet sta scrivendo l'ennesimo capitolo di un giallo lungo quasi 8 anni.