Una vera e propria banda di ladruncoli seriali formata da cinque italiani, un marocchino ed un tunisino, tutti molto giovani e con piccoli precedenti penali per reati contro il patrimonio e per furto, oltre che con problemi legati alla droga. Inoltre tutti abitano nella provincia di Modena, in una serie di paesi di campagna poco distanti uno dall’altro; non lavorano abitualmente, tranne due, attualmente impiegati come operaio e parrucchiere. E soprattutto sono accomunati dalla passione per i soldi, ottenuti rubando. I colpi erano messi a segno durante concerti o altre manifestazioni, adottando l’espediente folle e pericoloso di utilizzare una bomboletta spray al peperoncino per scatenare il panico tra i presenti e poter così agire indisturbati nella confusione.

Sono questi i sette ragazzi arrestati per la strage di Corinaldo dell’8 dicembre 2018, presso la discoteca Lanterna Azzurra in provincia di Ancona, in cui sei persone sono morte, schiacciate dalla ressa improvvisa, ed altre 59 sono rimaste ferite.

Una banda ben organizzata

Dalle indagini sono emersi molti particolari sul modo di operare di questi giovani, che da tempo agivano sempre nella stessa maniera: uno spruzzava lo spray urticante, altri due rubavano, approfittando della calca, e poi fuggivano, un altro ancora pensava a nascondere i preziosi arraffati ed a scegliere i locali in cui entrare in azione nelle serate più affollate.

Inoltre una persona più anziana, di 65 anni, aveva il compito di ricettare i preziosi attraverso la sua attività di “Compro Oro”: naturalmente quest’ultimo, che era coinvolto solo dopo i furti, non c’entra nulla con la tragedia di Corinaldo.

Quella sera la banda, dopo aver utilizzato le bombolette, era riuscita a sottrarre sei collanine: i ragazzi non si erano fermati nemmeno davanti ai morti. Ma non basta: quella volta avrebbero voluto derubare anche il trapper Sfera Ebbasta, protagonista del concerto in corso nel locale quando si era scatenato il panico.

L’incontro casuale con Sfera Ebbasta

Infatti avevano incrociato casualmente il loro mito in un’area di servizio, subito dopo la tragica serata alla Lanterna Azzurra. Dalle intercettazioni emerge come uno del gruppo avesse pensato di sottrarre a Sfera Ebbasta una collana d’oro con una grande chitarra. “Se non era stato per i morti gliela faceva” si sono scritti in chat, riferendosi al loro amico.

La gang ha continuato ad operare, come se non fosse successo nulla, anche dopo la tragedia, compiendo numerosi furti a Ravenna, Brescia, Forlì, Vicenza e Rovigo. Dopo un po’ hanno perfino ripreso ad utilizzare il gas urticante per i loro colpi. Eppure è stata proprio la bomboletta persa dalla banda quella sera e ritrovata nel locale di Corinaldo ad incastrarli: infatti gli esperti sono riusciti ad isolare il Dna di uno dei ragazzi attraverso le tracce organiche presenti su di essa.