Lo scandalo delle presunte molestie nel Ciclismo femminile vede nuovi particolari aggiungersi alla ricostruzione in atto dei fatti. La super campionessa di pista Maila Andreotti ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera dove ha approfondito ciò che è successo in questi anni, delle pressioni subite da tutto lo staff, dal commissario tecnico Salvoldi ai massaggiatori.

Maila Andreotti, 25 anni friulana, è una vera interprete del Keirin, una specialista del ciclismo su pista nata in Giappone ed altamente spettacolare. Il suo palmares è invidiabile: 20 titoli italiani su pista in 17 anni di attività, a un passo dalle Olimpiadi di Tokyo del prossimo anno, ha deciso di lasciare il ciclismo e la sua denuncia è destinata a far rumore.

Il ciclismo è in imbarazzo per lo scandalo molestie, Andreotti: 'Nessuno ci ha mai invitato a denunciare'

Maila Andreotti si è aperta a Giuseppe Guastella del Corriere della Sera, e il periodo incriminato è il 2012 durante gli Europei juniores e under 23 in Portogallo. I fatti riportati dalla ciclista: durante le gare la Andreotti riferisce al CT Salvoldi di un massaggiatore particolarmente invadente, che fa battute spinte, che entra in camera senza bussare, che fa domande strane. Un comportamento non tenuto dagli altri massaggiatori che bussano alla porta, aspettano che le ragazze si preparino al massaggio, senza essere invadenti, senza toccare parti intime. A quel punto dalla ricostruzione di Maila, le ragazze, con lei in testa, avrebbero chiesto una massaggiatrice donna, che è stata negata.

Ma poi arriva la beffa, la ragazza infatti al rientro dal Portogallo, forse per le lamentele, sarebbe stata lasciata a casa due anni, anche se era la più forte e preparata alle gare su pista.

Il giornalista chiede conto anche dell'atteggiamento del commissario tecnico Salvoldi. La ragazza risponde che no, non ci sono mai stati atteggiamenti molesti nei suoi confronti, anche se il ct aveva imposto di lasciare la porta della camera aperta e la libertà di poter entrare quando voleva.

Ma la campionessa incalza ancora riferendo che il ct avrebbe avuto relazioni con le atlete consenzienti, ma a lei non interessava. Lei soffriva non per i contatti fisici, mai avvenuti, ma per le pressioni psicologiche: 'Non si tratta di costrizioni. Sono molestie psicologiche, ti metteva in condizione di annullare te stessa'.

Un altro fatto importante viene portato alla luce nell'intervista cioè che andassero avanti solamente quelle che si concedevano.

Arriva una critica feroce anche per la Federazione, perché quando qualcuno comincio notare questi comportamenti e riportarlo ai dirigenti, come Silvio Martinello, tutto si svolse in modo sbrigativo: 'Non ho percepito a me favorevole, avrei voluto parlare di bullismo e di violenza psicologica".

La carriera ciclista di Maila ormai è andata in pensione, dopo tanti anni in bicicletta è tornata a studiare per diplomarsi per poi entrare in Polizia, non resta da sperare che si faccia chiarezza e buona fortuna a questa sfortunata campionessa di ciclismo, non valorizzata abbastanza.