Il procedimento per depistaggio contro l'ex prefetto di Pescara ed altri sette dirigenti è appena partito e la mattina del 13 dicembre il primo colpo di scena: il Ministero della Giustizia si costituisce parte civile. I parenti delle 29 vittime della tragedia di Rigopiano si sono espressi in modo molto favorevole alla notizia, commentando: "È lo Stato buono contro quello cattivo". Il premier Giuseppe Conte e il Ministro Bonafede lo avevano assicurato un mese fa e questa volta la promessa è stata mantenuta.
Nei giorni scorsi la notizia delle 22 archiviazioni aveva gettato nello sconforto più assoluto i mariti, le mogli, i figli, gli amici delle 29 persone che hanno perso la vita il 18 gennaio del 2017.
Si erano sentiti soli, abbandonati, vittime ancora una volta, colpite da uno Stato che non vedeva le stesse cose che vedevano loro, che non vedeva l'ingiustizia di quei 29 morti, che non dava loro pace.
Troppe domande ancora senza risposta
Eppure in queste settimane c'è stato chi ha continuato a martellare avanzando dubbi senza dare tregua a nessuno, ad esempio la trasmissione tv "Le Iene", che ha mostrato numerosi servizi realizzati dai propri inviati che sollevavano domande scottanti, ancora senza risposta. Le telefonate di Gabriele D'Angelo alla Croce Rossa, il cameriere dell'hotel anche lui tra le vittime della tragedia, telefonate ripetute, insistenti, disperate. A quelle telefonate qualcuno ha risposto, ma nessuno avrebbe preso la decisione di agire, anzi, avrebbero fatto una specie di "scaricabarile" di competenze.
In particolare la Prefettura di Pescara, quando la persona che ha risposto avrebbe detto che non toccava a loro gestire l'emergenza, mentre il Centro di Coordinamento dei soccorsi per l'emergenza neve si trovava proprio lì.
Come se non bastasse l'evidente malfunzionamento della macchina governativa, dopo la tragedia avvenuta sarebbero spariti i tabulati relativi a quelle telefonate, per non sapere, per non vedere.
Il procedimento per il presunto depistaggio è stato avviato proprio contro Francesco Provolo, ex prefetto di Pescara, ed altri sette dirigenti dello stesso organo governativo; fra i sette dovrebbe esserci anche l'ingegner Verna, che all'epoca era il coordinatore principale dei soccorsi, responsabile anche per Farindola, il Comune sul cui territorio era l'hotel Rigopiano.
Soddisfazione per l'Avvocatura di Stato
"Siamo ovviamente molto soddisfatti" ha detto l'Avvocato dello Stato Filippo Patella: "Il Giudice ha accolto la nostra richiesta di costituzione di Parte Civile". L'Avvocato ha spiegato anche le ragioni per le quali questo successo potrebbe avere un risvolto molto importante per le famiglie delle vittime: "Se gli indagati dovessero essere riconosciuti colpevoli", ha aggiunto Patella, "si aprirebbe un'azione civile per il riconoscimento economico dei danni". Il danno dovrebbe essere quantificato in fase successiva o da parte del Giudice Civile o dalla Corte dei Conti.