La Germania, attraverso il Ministero della Difesa, ha fatto sapere che una parte delle truppe di stanza in Iraq verranno presto trasferite. Il provvedimento riguarderà circa 30 soldati, che erano schierati a Baghdad e a Taji nell'ambito della coalizione anti Isis. I soldati verranno trasferiti in Kuwait e in Giordania.

La decisione dopo le tensioni scaturite dall'uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani

La decisione del governo tedesco arriva dopo giorni di grandissima tensioni in Iraq. A causa dell'uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani, avvenuta lo scorso 3 di gennaio a Baghdad, il clima nel Paese del Medio Oriente è molto teso.

La guida suprema dell'Iran, Khamenei, ha infatti parlato di dura vendetta contro gli Stati Uniti, che a loro volta hanno minacciato l'Iran spiegando di essere pronti a colpire 52 obiettivi iraniani. Nelle scorse ore il parlamento iracheno ha votato una risoluzione che prevede l'espulsione di tutte le forze militari straniere dal Paese; la decisione arriva come conseguenza dell'attacco statunitense ed è rivolta soprattutto alle forze armate a stelle e strisce. Al momento, infatti, i soldati statunitensi stanziati nel Paese sono oltre 5000. Al provvedimento, sostenuto con forza dal Premier iracheno dimmissionario Adil Abdul Mahdi, si sono dichiarati favorevoli 170 deputati su 328 complessivi. Nonostante la risoluzione non sia sufficiente per dichiarare l'espulsione (è necessaria, in questo senso, una vera e propria legge ad hoc), la Germania è il primo Paese che sposta effettivamente parte delle sue truppe dall'Iraq.

Ahmad Assadi, deputato iracheno promotore della risoluzione, invita i militari italiani a rimanere nel Paese

Nonostante la risoluzione votata dal Parlamento iracheno non specifichi la nazionalità delle truppe straniere che devono abbandonare il Paese, le truppe italiane non sembrano essere al momento coinvolte nel tentativo di espulsione.

Ad annunciarlo è Ahmad Assadi, deputato iracheno promotore del provvedimento di espulsione dei contingenti stranieri. "Il contingente italiano, formato da quasi 1000 militari, è il secondo per grandezza ed è ovvio che può rimanere nel nostro Paese. Essi hanno infatti il compito di addestrare i nostri quadri della polizia e dell'esercito.

L'aiuto delle truppe italiane è stato, negli anni, fondamentale per la lotta contro l'Isis. Con gli italiani potrebbero rimanere anche tutti gli altri contingenti europei, anche se dovremo verificare e decidere caso per caso. L'aspetto fondamentale è che se ne vadino gli americani: non possiamo tollerare la loro presenza dopo il terribile crimine che hanno commesso su ordine diretto del bandito Trump". Parole che fanno ben sperare per gli italiani all'estero ma che aumentano ulteriormente la tensione tra Iraq e Stati Uniti.