Il timore di un possibile contagio dal virus che ha infettato una intera provincia in Cina, in Italia sembra essere una crudele realtà. È stata data la notizia che uno degli italiani recuperati dall'azione sinergica dell'Unità di crisi della Farnesina, si è dimostrato alquanto debilitato. il personale medico presente alla Cecchignola, dove si trova attualmente per il periodo di 14 giorni prescritto per questo gruppo di persone, lo ha visitato immediatamente, e per evitare ulteriori complicazioni, ne è stato disposto l'immediato trasferimento all'ospedale Spallanzani di Roma.

il bollettino medico che è stato redatto parla di un aumento modesto della temperatura corporea, ma che ha fatto immediatamente scattare la procedura d'emergenza sia per lui e sia per le altre persone confinate. La persona ricoverata è residente a Luzzara, in provincia di Reggio Emilia.

Gli altri casi sospetti registrati in Italia

Si parte dalla coppia dei cinesi che in questi giorni è stata in visita nella capitale ma, in seguito ad un improvviso malessere di tutti e due, sono stati ricoverati per sospetta infezione da coronavirus. L'ultimo bollettino medico, anche se i medici considerano ancora i due orientali in prognosi riservata, ha definito comunque la condizione come immutata. Questo significa che, grazie alla terapia d'urto che sta seguendo il personale dell'ospedale romano, sono tenuti sotto controllo.

Intanto in queste ore convulse, si sono registrati, in varie regioni d'Italia, casi sospetti di infezioni dal virus. il primo caso si è verificato in Molise dove una donna è stata ricoverata con urgenza all'ospedale civile di Campobasso con sintomi simili al virus. Ma dopo l'effettuazione dei test, che hanno dato esito negativo, la donna si è sentita decisamente meglio ed è pronta per essere dimessa.

Il secondo caso a Barletta, ed anche qui è stato un falso allarme: il ricovero ha riguardato un uomo che ha avuto un leggero malessere ma nulla di preoccupante. Invece il terzo caso ha fatto temere il peggio: si tratta di una signora residente a Prato, che nei giorni precedenti ha soggiornato nello stesso albergo dove sono stati ospiti i due cinesi a Roma.

48 ore di paura per poi avere la conferma che la signora non ha contratto il virus.

I farmaci utilizzati in Italia per la cura del coronavirus

Dopo la notizia di un possibile antidoto farmacologico scoperto dai ricercatori medici in Cina, l'Organizzazione Mondiale della Sanità si è affrettata a mettere in rete i ritrovati effettivamente approvati per la lotta alla malattia. I farmaci in questione, che lo Spallanzani sta utilizzando in questi giorni in base ai dati attualmente disponibili sono: il lopinavir/ritonavir, un antivirale molto utile per le infezioni da HIV, mentre il remdesivir è stato utilizzato in passato, con ottimi risultati, nella cura contro l'Ebola in Congo. Per ottenere quest'ultimo farmaco, è stata creata una sinergia di intenti che ha coinvolto il Comitato etico dello stesso Spallanzani, l'Aifa, l'Agenzia delle Dogane e dell'Usinaf di Milano.

Intanto in questi giorni i ricercatori hanno messo a disposizione uno studio, apparso sul Journal of Medical Virology, dove viene dimostrata l'origine primordiale del virus attraverso dei batteri contenuti nei corpi di un pipistrello di origine asiatica, il Rhinolophus affinis, che vive nelle zone cinesi dove è scoppiata in modo violento l'epidemia. E a proposito di emergenza asiatica, bisogna registrare il caso della nave da crociera Diamond Princess, ancorata nel porto di Yokohama in Giappone, dove una sessantina circa di persone sono state colpite dalla malattia. Le autorità giapponesi, nel timore giustificato di una diffusione dell'epidemia, hanno messo in moto tutte le misure d'emergenza ed hanno vietato a passeggeri ed equipaggio di sbarcare a terra, attuando di fatto una vera e propria quarantena sulle 3711 persone registrate a bordo della imbarcazione, tra cui sono presenti anche 35 italiani.