Un'infermiera che lavora nel reparto malati Covid-19 dell'ospedale di Senigallia, ha scritto una lettera al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, rendendola pubblica su Facebook, dove ha ottenuto oltre 128 mila like (e più di 83 mila condivisioni) in pochi giorni.

Michela Venturi, questo il nome della donna, impegnata in prima linea nella lotta al Coronavirus, si è sfogata per fare luce sui gravi problemi che interessano il settore e la professione infermieristica.

L'infermiera: 'Non voglio i 100 euro, ho paura'

La Venturi inizia la sua lettera ringraziando Conte per il bonus di 100 euro, esentasse, previsto nel decreto "Cura Italia" per tutti gli infermieri italiani.

Ma dice subito: "Grazie mille, ma non li voglio".

L'infermiera descrive in maniera molto cruda ma efficace le difficoltà di chi lavora ogni giorno a stretto contatto con le persone affette dal virus. Spiega che non beve e non mangia in turni perché ha paura che con un solo gesto sbagliato possa infettarsi e di conseguenza infettare altri. "Ogni tanto ho un calo di zucchero e di pressione ma rimango sempre in piedi, a fare il mio lavoro".

Poi la donna spiega di svolgere turni dalle 7 alle 10 ore, non andando mai in bagno, anche qui per paura di fare un solo gesto sbagliato che possa causare un contagio ad altre persone. E se "scappa" qualche necessità fisica si continua come se niente fosse. Poi aggiunge di mantenere sempre i dispositivi di protezione individuale perché, anche se fanno male, c'è la paura che solo spostandosi gli occhiali o la mascherina o levandosi il primo paio di guanti ci si possa contagiare e contagiare altri.

"Si inumidiscono gli occhi con le lacrime", ma "rimaniamo nel nostro posto".

Venturi: 'Ho fame di aria e vorrei che ci si ricordasse di noi anche a emergenza finita'

Sempre rivolta a Conte, l'infermiera scrive che quando finisce il turno si ha una tale fame di aria che si respira molto profondamente: "I polmoni non erano abituati in questo modo, occorrerebbe respirare più lentamente ma poi torna il momento in cui dovere respirare in maniera più lenta e quindi nei momenti di aria respiriamo profondamente'.

E racconta a Conte anche la vita a casa, fatta di svestizioni lontano da tutto e da tutti, di una lunga doccia, di una mascherina chirurgica da portare tutto il giorno, di pasti consumati sulla penisola e non a tavola coi propri cari per stare a un metro di distanza e di cose difficili da fare come dire alla propria nipote di non stare troppo vicina al viso della zia.

'Ho paura che con un respiro troppo profondo possiamo infettare i nostri cari'.

La vita degli operatori sanitari è dura: "I 100 euro che ci proponete non li voglio, non perché non ne abbia bisogno, guadagno 1.500 euro al mese, ma perché il nostro lavoro vale più di 100 euro. Il digiuno, il bagnarsi le mutande non potendo andare in bagno, il rinunciare agli abbracci di mia nipote valgono molto di più. Vorrei solo che finito tutto questo non ci scorderete come avviene spesso. Ci prometta che alla fine ci dirà che prenderemo in mano il vostro contratto collettivo nazionale intervenendo sia sulla parte delle norme che economica. Ascolteremo i sindacati che ci porteranno le vostre istanze".