Un'operazione importante quella portata a termine dalle Fiamme Gialle del comando Provinciale di Palermo, che ha messo sotto confisca i beni di un noto usuraio pluripregiudicato, che risponde al nome di Francesco Abbate, detto il "monaco", per via della sua ostentata religiosità. Il provvedimento, che i finanzieri hanno eseguito nei confronti del "cravattaro" siciliano, è stato emesso dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, che ha verificato gli accertamenti patrimoniali del soggetto in base al lavoro preliminare della Procura della Repubblica.
I fatti che hanno portato alla confisca patrimoniale di Abbate
Le indagini, che sono state condotte dal Nucleo di polizia tributaria comandato dal colonnello Gianluca Angelini, hanno messo in evidenza come l'usuraio ha messo in piedi un meccanismo che ha stritolato nel tempo i clienti che si sono rivolti a lui per risolvere i loro problemi finanziari. Le quali provengono varie estrazioni sociali: dall'impiegato alla casalinga, dall'albergatore al negoziante, ed altro ancora. La paura ha sempre impedito a molti di farsi coraggio e di denunciarlo. Solo poche persone, strozzate dal suo metodo criminale, hanno avuto il coraggio di recarsi alla Guardia di Finanza e di denunciare i fatti. Poche denunce che sono bastate per far avviare le indagini.
Gli investigatori del Gico,che è il gruppo antimafia delle Fiamme Gialle, ha ricostruito con precisione la mappa degli affari di un vero e proprio manager criminale che è sempre stato molto prudente sia nelle sue comunicazioni con l'esterno, sia nei suoi spostamenti. Le vittime, che sono state stimate introno alla trentina, hanno in seguito riferito che quando hanno saldato le somme prestate, gli interessi che sono stati richiesti andavano dell'ammontare dal 25% fino ad arrivare ad una percentuale del 250%.
I precedenti giudiziari del "monaco"
Il soggetto è ben conosciuto dalla magistratura palermitana . Ha già assaggiato il martello della legge già nel 1997, quando ha ricevuto una condanna per due ipotesi di reato per usura risalenti agli anni 1991-92 a Palermo. Ma è nel 2018 che ha ricevuto una condanna sicuramente maggiore: infatti la sentenza della Corte d'Appello di Palermo lo ha ritenuto colpevole e gli ha inflitto una pena di 7 anni per i reati di usura, esercizio abusivo dell'attività finanziaria e trasferimento fraudolento di valori numerari.
In realtà dal nel 2013 Abbate è stato portato in prigione, ma dal 2019, anno in cui è passata in giudicato la sua condanna definitiva, è iniziato il procedimento di incameramento dei suoi beni detenuti illegalmente, derivanti dalla sua illecita attività di prestiti a "strozzo". Ed infine in questi ultimi giorni si è arrivati alla conferma del sequestro definitivo e della effettiva disponibilità da parte dell'autorità giudiziaria di immobili e mobili posseduti dal criminale palermitano, disseminati sia nella stessa città capoluogo della Sicilia, nella provincia di Palermo (in particolare a Balestrate), e anche a Milano. I beni sequestrati sono in tutto 10 diritti di usufrutto o nuda proprietà di immobili; un' autovettura; 15 rapporti bancari, carte di credito e polizze vita; oggetti preziosi e gioielli e orologi di pregio. Il tutto stimato del valore complessivo di 17 milioni di euro.