La prudente linea di demarcazione in virtù della quale il Governo Conte ha disegnato un primo allentamento delle restrizioni del lockdown in vigore dalla prima decade di marzo non ha incontrato il parere favorevole dell'universo ecclesiastico nazionale, con i responsabili della Conferenza Episcopale Italiana che a seguito della conferenza stampa del 26 aprile tenuta dal presidente Giuseppe Conte - che ha di fatto mantenuto il veto circa la possibilità di poter riaprire i luoghi di culto al popolo per le celebrazioni liturgiche - ha predisposto una nota ufficiale dal titolo "Il disaccordo dei Vescovi - DPCM, la posizione della Cei".

Il contenuto della nota

La nota prende avvio dalle dichiarazioni rilasciate in una recente intervista ad Avvenire dal Ministro degli Interni Luciana Lamorgese, la quale aveva dichiarato come fossero "allo studio delle nuove misure per garantire lo svolgimento delle funzioni religiose nella massima sicurezza". La speranza dei pastori delle diocesi italiani è stata però vanificata dal Premier che per la fase due, in partenza al 4 maggio, non ha ancora autorizzato la ripresa delle funzioni religiose.

Da tempo i Vescovi portano avanti un dialogo con il Governo ma la delusione della comunità per il mancato via libera dal 4 maggio pare aver creato un'importante crepa nei rapporti fra le due Istituzioni: "La CEI esige di poter riprendere la sua azione pastorale".

Una decisa presa di posizione dunque dalla comunità ecclesiastica che ha invitato sia il Primo Ministro che il Comitato tecnico scientifico governativo a prendersi delle responsabilità ben precise affinchè possa riprendere la vita spirituale della comunità cristiana: "I Vescovi non possono accettare di vedere compromesso la libertà di culto, che nasce da una fede che deve poter nutrirsi alle sue sorgenti, in particolare della vita sacramentale".

I commenti riguardanti la nota scritta dai vescovi italiani

La linea dell'Avvenire ha ricalcato alla lettera la posizione della CEI: con l'editoriale a firma del direttore Marco Tarquinio, il quotidiano cattolico ha definito la linea prudenziale adottata una vera e propria ingiustizia nei confronti dei cattolici italiani che hanno accettato sacrifici enormi nel nome di un interesse più elevato salvo poi vedere accordato il consenso alle passeggiate in luoghi aperti prima dell'ok ad un ritorno di massa nelle Chiese.

D'altra parte lo stesso Papa Francesco, qualche giorno fa, nel corso di un'omelia tenuta nella Chiesa della casa Santa Marta, aveva evidenziato il pericolo che questa emergenza possa essere "viralizzata", aggiungendo come la Chiesa abbia bisogno dei fedeli perché vive dei sacramenti frequentati e non di funzioni virtuali.

Anche alcuni degli esponenti del PD sono scesi in campo per sostenere la voce dei presuli, come Graziano Delrio e Andrea Marcucci, i quali hanno affermato che "l'ammonimento dei Vescovi è corretto". Insomma mondo politico e universo cattolico si sono mobilitati per un ritorno alle funzioni ecclesiastiche lanciando un invito che il Governo Conte pare aver già ricevuto: "Nei prossimi giorni si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza" fa sapere in una nota Palazzo Chigi che ha precisato di aver "preso atto della comunicazione della Cei confermando quanto già anticipato in conferenza stampa dal presidente Conte".