Da un lato la legge dello Stato, dall'altro quella di Dio. Per carità, non siamo ai tempi della Lotta per le investiture del Secolo XI tra Papato e Sacro Romano Impero, ma siamo a Gallignano, frazione di Soncino (provincia di Cremona) in piena emergenza Coronavirus. Il parroco della Chiesa di San Pietro Apostolo, nella mattinata di domenica 19 aprile, nonostante le misure restrittive anti-contagio da Covid-19 varate dal Governo e adottate anche dal Vaticano, ha celebrato la messa all'interno del luogo sacro alla presenza di 13 persone.

Quando sul posto sono giunti i carabinieri che gli hanno chiesto di sospendere la cerimonia religiosa, Don Lino Viola è andato avanti per la sua strada, dicendo alle forze dell'ordine che si sarebbero poi chiariti al termine della funzione.

A nulla è valso l'intervento telefonico del sindaco Gabriele Gallina. Inevitabilmente, al prete è stata comminata una multa di 680 euro per aver violato le norme relative al divieto di assembramenti e di cerimonie religiose, mentre i fedeli sono stati sanzionati per 280 euro cadauno.

Don Lino Viola: 'Verificherò se i carabinieri hanno commesso abuso di ufficio'

Nella mattinata di domenica 19 aprile, nel paesino di Gallignano si è diffusa la voce che il parroco locale stava dicendo messa nonostante i divieti introdotti dalle istituzioni per la tutela della salute pubblica. Probabilmente qualcuno ha avvisato i carabinieri perché contrariato dal mancato rispetto delle regole non solo da parte del sacerdote, ma soprattutto dei concittadini che erano usciti di casa per recarsi in chiesa.

Quando i militari sono giunti nel luogo indicato, hanno invitato il prete a fermare la funzione ma questi - che in quegli attimi era sull'altare - ha proseguito, dicendo anche che aveva ottenuto l'autorizzazione del sindaco.

Nel momento in cui le forze dell'ordine hanno contattato telefonicamente il primo cittadino Gallina per permettergli di confrontarsi con Don Lino Viola, quest'ultimo ha ribattuto che non poteva affatto parlare perché era in piena celebrazione.

Inoltre ha ricordato che tutti i presenti indossavano le mascherine, che stavano rispettando il distanziamento sociale e che l'ostia sarebbe stata distribuita con le pinze, dunque senza che fosse toccata con le mani.

Ma il battibecco non si è fermato. Durante l'offertorio, il sacerdote ha parlato al microfono, chiedendo ai carabinieri di spostarsi verso il sagrato della chiesa, ricordando loro che si trovavano in un luogo sacro e che stavano commettendo una "invasione di potere".

Quindi gli ha detto che avrebbero potuto continuare a fare il proprio dovere fuori dall'edificio e che, una volta terminata la messa, avrebbero potuto parlare.

Come riportato da Il Fatto Quotidiano, Don Lino Viola, dopo aver ricevuto una multa di 680 euro, ha spiegato che all'inizio della cerimonia domenicale c'erano appena sette persone, mentre successivamente se ne sono aggiunte altre sei. E così non se l'è sentita di mandare via i fedeli. Il parroco però ha lasciato intendere di non essersi ancora arreso, infatti, ha rivelato che contatterà un legale per capire se le forze dell'ordine, entrando in chiesa per provare a sospendere una funzione religiosa, abbiano o meno commesso "vilipendio o abuso di ufficio".

La Diocesi di Cremona prende le distanze da Don Lino Viola

Il sindaco di Soncino, Gabriele Gallina, ha prontamente chiarito di non aver mai autorizzato Don Lino Viola a celebrare la messa della domenica. Inoltre ha spiegato che, in seguito all'intervento dei carabinieri, il sacerdote avrebbe potuto tranquillamente invitare i fedeli ad uscire dalla chiesa mentre lui avrebbe potuto continuare a tenere la funzione rimanendo all'interno.

Intanto la Diocesi di Cremona ha diramato una nota ufficiale nella quale, di fatto, ha preso le distanze dal comportamento del parroco di Gallignano. Nel comunicato si legge che la circoscrizione ecclesiastica, pur nella piena consapevolezza del disagio che stanno provando presbiteri e fedeli "per la forzata e prolungata privazione dell'Eucaristia", è profondamente dispiaciuta per il comportamento del parroco.

Questi, infatti, non avrebbe tenuto conto delle "norme civili" e delle indicazioni fornite dalle istituzioni canoniche che in queste settimane stanno inevitabilmente condizionando "la vita liturgica e sacramentale della nostra Chiesa cremonese".