Esiste la possibilità che all'inizio del 2021 una nuova ondata di Coronavirus possa interessare l'Italia. La previsione è frutto di uno studio Tecné, il cui responso è stato rivelato da Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia, in un'intervista rilasciata a Il Mattino. Lo studio, però, non è stato reso pubblico e risulta vagliato da una "peer-review", non avendo quindi valenza scientifica. L'esponente di Forza Italia ha comunque manifestato grande preoccupazione rispetto al rischio di un'epidemia di ritorno, ma ha anche evidenziato che ci sono i tempi per prendere le adeguate contromisure verso un fenomeno di cui comunque, oggi, non si può conoscere la portata.
I potenziali focolai previsti, almeno in linea ipotetica, in Asia ed in Africa, secondo Tajani, devono mettere in preallarme le regioni meridionali per via del loro affaccio sul Mediterraneo.
Tajani riferisce la tesi di uno studio Tecné
Non si può, al momento, considerare lo studio citato da Tajani come una pubblicazione con valenza scientifica o epidemiologica. L'esponente di Forza Italia ha tuttavia tenuto a segnalare grandi criticità che potrebbero provenire da precise aree del mondo. "Abbiamo commissionato - ha rivelato Tajani a Il Mattino - uno studio a Tecné e c'è il rischio che ad inizio del prossimo anno ci sia un'ondata di ritorno del coronavirus proveniente dai paesi dell'Africa e dell'Asia".
Soprattutto con riferimento al continente africano potrebbero emergere relazioni con l'Italia.
Per Tajani il Sud non deve sottovalutare il coronavirus
L'eventuale provenienza geografica di nuovi focolai del virus rappresentano un fattore da tenere presente per le regioni italiane che si affacciano sul Mediterraneo. Per Tajani è già adesso il momento di mettere in atto contromisure adeguate.
"Sono necessari - ha aggiunto - maggiori controlli e che sin da ora si stipulino accordi con questi Paesi per mettere in atto tutte le strategie contro il Covid".
Quello di Antonio Tajani non è, però, un ragionamento basato sui rischi derivanti dall'immigrazione clandestina, ma una preoccupazione che riguarda gli interscambi a trecentosessanta gradi: "Mi riferisco a tutto, anche agli scambi commerciali.
Il Sud deve stare molto attento". Parole quelle dell'ex Presidente del Parlamento Europeo che suonano come un monito verso territori che, al momento, sono riusciti a contenere in maniera efficace i propri focolai, senza sovraccaricare i sistemi sanitari. Secondo Tajani quella attuale potrebbe essere la fase giusta in cui poter lavorare, ad esempio, per potenziare la medicina territoriale. Fronteggiare un eventuale nuovo allarme coronavirus senza ingolfare gli ospedali potrebbe, infatti, già essere un importante punto di partenza per evitare che i presidi sanitari possano trasformarsi in luoghi dove il virus si diffonda in maniera più rapida, come già accaduto in altre parti d'Italia. Secondo Tajani il Covid-19 "non andrà sottovalutato fino a quando non ci sarà un vaccino".