Una delle novità introdotte dall'ultimo decreto del governo che entrerà in vigore il 14 aprile è quella relativa alla riapertura delle librerie, ritenute luoghi essenziali per il tessuto culturale del nostro paese. La notizia ha diviso l'opinione pubblica e gli stessi librai: se alcuni hanno accolto con favore questa decisione, altri si sono detti assolutamente contrari e ritengono si tratti di una scelta prematura che potrebbe esporre a troppi rischi.

Per questo motivo, oltre 150 librai del gruppo LED - Librai Editori Distributori in rete hanno scritto una lettera aperta al premier Giuseppe Conte in cui hanno esposto le loro ragioni.

La lettera del gruppo LED

Sin dalle prime righe viene evidenziata l'incoerenza di questo improvviso riconoscimento dell'importanza del mondo dei Libri e dell'editoria, cosa che sarebbe invece ben gradita in tempi normali: "Se siamo dei luoghi essenziali del tessuto culturale italiano, allora sarebbe il caso che questa funzione ci fosse riconosciuta sempre e in modo strutturale".

Invece, nel contesto dell'emergenza sanitaria e delle conseguenti misure di contenimento della pandemia, tutto questo appare ai loro occhi piuttosto irragionevole, e i dubbi sulla riapertura decisa dal governo non sono pochi.

Sicurezza sanitaria nelle librerie

La preoccupazione principale è ovviamente la tutela della salute.

Per raggiungere il posto di lavoro, i librai dovranno muoversi per la città, senza contare che il loro è un mestiere che prevede l'interazione diretta con il cliente e, se non si hanno adeguati strumenti di protezione, questo comporta degli "evidenti rischi di sicurezza sanitaria". Inoltre, se mantenere la distanza di sicurezza in una grande libreria è abbastanza semplice, lo stesso non può dirsi per le piccole librerie, i cui spazi sono più ridotti.

Anche i lettori si espongono a dei rischi, dal momento che è normale girare tra gli scaffali e maneggiare i libri. Come spiegato da Francesca Chiappalone e Carlo Sperduti, proprietari di una libreria nel centro storico di Perugia: "Mettere il cronometro a un cliente per fargli scegliere un titolo non è giusto". Inoltre, in questo modo aumenterà notevolmente anche la circolazione delle persone.

Prolungamento della serrata

Oltre alla questione salute, i librai si chiedono anche se con la riapertura delle librerie per loro verranno meno tutte quelle misure pensate per la sostenibilità economica degli esercizi commerciali. Piuttosto, preferirebbero un finanziamento statale che aiuti a sostenere la gestione economica delle forme alternative di vendita, come le spedizioni a domicilio.

Di fronte a tante incertezze, molti librai hanno deciso di non riaprire l'attività neppure dopo l'entrata in vigore del decreto, dal momento che non hanno intenzione di esporsi e "fingere una ripresa culturale delle anime che ci potrà essere davvero solo quando sarà possibile la messa in sicurezza di tutti i corpi".

Una scelta che è in linea con le decisioni di regioni come Lombardia, Campania e Piemonte, che hanno deciso di posticipare la riapertura e di prorogare fino al 3 maggio sul territorio regionale le regole attualmente in vigore.