La Procura di Brindisi ha concluso le indagini intorno alla vicenda scoppiata il 15 ottobre 2018, quando il personale dell'Arma dei carabinieri che opera presso il centro della Marina Militare sito nel capoluogo di provincia pugliese scoprì un ingente quantitativo di sigarette di contrabbando all'interno di una nave di proprietà della Marina Militare, ovvero la Caprera. Una volta scoperto il materiale, tra cui figurava anche uno stock di farmaco "Cialis", gli inquirenti avviarono subito le indagini. Durante tutto questo tempo è stato molto attivo il ruolo svolto dal comando centrale della Marina, che ha collaborato all'inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Antonio Negro, insieme ai pm Giuseppe De Nozza e Alfredo Manca.

Le misure cautelari sono state eseguite dalla Guardia di Finanza. Gli indagati sono sei: le ipotesi di reato a loro ascritte sono contrabbando pluriaggravato di tabacchi lavorati esteri, imbarco arbitrario di merci, peculato d'uso, istigazione alla corruzione e falso ideologico. Si deve precisare, questo per dovere di cronaca e correttezza di informazione, che soltanto per uno di loro si sono aperte le porte del carcere, mentre per tutti gli altri l'Autorità Giudiziaria ha disposto il regime degli arresti domiciliari.

La vicenda

La nave Caprera, tra la primavera e l'estate del 2018 effettuò una missione a Tripoli, in Libia, per poi fare rientro in Italia, e precisamente a Brindisi. La vicenda giudiziaria nasce proprio alla conclusione della missione Oms Ex Nauras.

Il mototrasporto della Marina si recò in Africa per controllare, insieme ad altre unità navali, il traffico di clandestini che giungevano dalla Libia nel nostro Paese. Al suo ritorno, appunto il 15 ottobre 2018, come già detto, il natante fece il suo ingresso nel porto brindisino. Nell'ambito dei normali controlli di routine i carabinieri fermarono un militare, che fu trovato in possesso di un numero ingente di sigarette di contrabbando.

Per motivi di privacy e deontologia professionale, vista anche la delicatezza della vicenda, omettiamo i nomi degli indagati. Secondo la ricostruzione degli investigatori il materiale, tra cui anche le provviste del farmaco "Cialis", fu trasportato alla base di Taranto. Il gip presume che lo stock di materiale dovesse essere oggetto di vendita tra il personale di servizio, ma su questo saranno fatti ulteriori accertamenti e non si esclude che il tutto potesse ripartire anche per ignote destinazioni.

Una società libica destinataria di una somma di denaro

La Procura di Brindisi, in una nota, spiega che all'imbarco di tutto questo materiale illecito avrebbe partecipato un ufficiale della guardia costiera libica. Inoltre, ad una società con sede sempre in Libia, la Altikka for Service, sarebbero arrivate fatturazioni del tutto o in parte inesistenti in merito al contesto dell'acquisto, da parte dello Stato Italiano, di materiale necessario al ripristino funzionale del natante. Sulla vicenda in questione ci saranno sicuramente ulteriori aggiornamenti nelle prossime ore, o al massimo nei prossimi giorni.