"Nessun risarcimento, nessuna risposta dalle istituzioni, una tragedia dimenticata da tutti". Questa la denuncia del 37enne Giampaolo Matrone, superstite della catastrofe dell'Hotel Rigopiano in cui il 18 gennaio 2017 persero la vita 29 persone tra cui la moglie Valentina, vittime del crollo di uno spezzone di montagna che ha investito l'albergo seppellendolo con i suoi ospiti sotto una coltre di neve.

La denuncia di Matrone

"È inconcepibile che in tre anni e mezzo lo Stato chiamato in causa a più livelli sulla vicenda, non abbia ancora dato una risposta ai sopravvissuti e ai familiari delle vittime".

Così ammenda Giampaolo Matrone, l'uomo di Monterotondo rimasto per 62 ore sepolto sotto il peso della valanga che ha investito l'albergo della Farindola in cui ha perso la donna della sua vita.

L'uomo ne è uscito vivo, ma l'incidente gli ha causato gravi invalidità permanenti a un braccio e a una gamba per cui non può più svolgere la sua attività artigianale. E, in ogni caso, rammenda Matrone, "deve provvedere al sostentamento della figlia Gaia di nove anni rimasta senza la mamma".

La richiesta di risarcimento

Di fatto, "nel decreto varato nel febbraio 2019 dal governo giallo-verde erano stati stanziati dieci milioni di euro per gli indennizzi", fa sapere Giampaolo Matrone aggiungendo che una prima commissione era stata istituita da Palazzo Chigi lo scorso autunno per reperire, con l'aiuto dei sindaci dei comuni di residenza dei familiari delle vittime, i destinatari dei fondi.

"Ma l'iter non si sblocca e finora non abbiamo ricevuto un centesimo", ha continuato l'uomo tramite lo studio 3A Valore che lo assiste in rappresentanza dell'avvocato Andrea Piccoli del Tribunale di Treviso.

I motivi del blocco degli indennizzi e le udienze

Ad intervenire in merito alla vicenda, è stato il senatore del M5s Primo Di Nicola, che ha chiesto un'interrogazione sui motivi dei ritardi, sollecitando il Parlamento a dare delle risposte concrete e conclusive sulla vicenda.

"Dovremo arrivare al punto d'incatenarci sotto qualche palazzo governativo per far valere i nostri diritti, ha affermato il superstite precisando che il lockdown ha rallentato il procedimento penale che si è fermato all'udienza del 31 gennaio rinviata poi al 27 marzo, proprio nella fase della costituzione delle parti civili.

La prossima udienza è stata notificata un mese fa per il 10 luglio nel Tribunale di Pescara, ma rimane il problema logistico del distanziamento sociale, difficile da mantenere per il numero di persone chiamate in causa e coinvolte nella vicenda: 25 imputati e 139 civili con i rispettivi legali.

"Non si sa se vedremo mai la luce in fondo al tunnel di questo processo, in cui ritardi e omissioni sono stati alla base di questa sciagura e continuano a perseguitarci anche dopo", ha concluso Giampaolo Matrone.