Un esemplare di squalo Mako (Isurus oxyrinchus), una specie considerata in via d'estinzione, è stato pescato negli scorsi giorni al largo della costa di Livorno, precisamente vicino l'area marina protetta delle Secche della Meloria. Secondo quanto riferito dalla Capitaneria di Porto, il predatore si sarebbe impigliato accidentalmente nelle reti di un peschereccio. L'uomo che lo ha trovato, sempre secondo quanto dichiarato dalle autorità, non avrebbe considerato che è assolutamente vietato dalla legge pescare gli squali Mako. Chi infatti trova nelle proprie reti un esemplare di tale specie di squalo deve immediatamente liberarlo in mare, mentre il pescatore lo ha portato presso la banchina del porto e non ha avvisato le autorità.
L'esemplare pescato era giovane
L'agenzia di stampa Ansa ha riportato la notizia sulle sue pagine online. Da quanto si apprende dai media locali e nazionali l'esemplare di squalo Mako pescato alle Secche della Meloria era piuttosto giovane, in quanto era lungo circa un metro e pesante 20 kg. La specie è protetta sia dalle Convenzioni internazionali Cites di Washington, sia da quelle di Barcellona, finendo anche nella Lista rossa dell'Unione internazionale per la conservazione della natura.
Sul caso comunque stanno continuando ad indagare sia i militari della Capitaneria di Porto che i carabinieri del nucleo Cites di Livorno. Gli investigatori adesso vogliono evitare che la carne dello squalo pescato finisca sul mercato in maniera illegale.
Inoltre non sarebbe la prima volta che uno squalo Mako viene pescato nelle acque italiane. Meno di due mesi fa un altro esemplare fu pescato al largo di Catania: in quell'occasione - secondo quanto riferito da Oipa - la carne del grosso predatore finì illegalmente sul mercato alimentare.
L'intervento di Oipa Italia
Sulla vicenda è intervenuta anche l'Ong Oipa Italia con un comunicato inviato agli organi di stampa.
Secondo il presidente, Massimo Comparotto, lo squalo Mako pescato al largo di Livorno è l'ennesima vittima della pesca cosiddetta "accidentale". L'associazione Oipa Italia ritiene che, alla luce di questi episodi, bisognerebbe ripensare le politiche della pesca, in quanto molte specie di animali marini sono minacciate dalle attività umane.
Tra queste non rientrano solo gli squali, ma anche i delfini e le tartarughe Caretta caretta: anch'esse, talvolta, finiscono nelle reti dei pescatori venendo così uccisi. L'Ong a tal proposito sta valutando se intraprendere un'azione legale contro il pescatore autore del ritrovamento dello squalo Mako.
Sarà adesso l'autorità giudiziaria a verificare se ci siano i presupposti per un reato di natura penale.