"Quando sono arrivato su ho visto una donna abbracciata a uno dei ragazzini morti. È rimasta così tutto il tempo", ha raccontato al Corriere della Sera il 53enne Claudio Tosello, uno dei vigili del fuoco che nella notte del 10 agosto ha preso parte ai soccorsi sull'Alta Valle Grana a Castelmagno, in cui hanno perso la vita cinque ragazzi con un fuoristrada ribaltatosi tra le rocce. I primi ad arrivare sul luogo dell'incidente sarebbero stati i parenti di alcuni di loro (un padre e un fratello) che non vedendoli rientrare si erano preoccupati ed avevano deciso di andare a controllare.
Il momento del ritrovamento dei corpi
I famigliari di alcuni dei ragazzi erano risaliti verso l'alpeggio per cercarli, ma arrivati in cima, non erano riusciti a scorgere nulla ed erano scesi dall'auto, disorientati. Ed è proprio allora che hanno sentito le grida disperate dei sopravvissuti alla tragedia e, seguendo quelle urla, hanno raggiunto una ragazza ferita che invocava aiuto. I soccorsi sono stati allertati un minuto dopo la mezzanotte e alle 00.49 sono giunti sul posto insieme agli altri genitori.
Claudio Tosello ha dichiarato di aver visto quella mamma che stringeva a sé il proprio figlio ed ha aggiunto dei dettagli sul soccorso: "Ci siamo concentrati sull'intervento ma dal punto di vista operativo l'intervento non era impegnativo, i ragazzi erano tutti fuori dall'auto".
L'uomo ha spiegato che accanto a uno dei corpi che giaceva sull'erba privo di vita, c'era anche una sorella che per diverse ore ha continuato a gridare disperatamente: "È mio fratello".
"Siamo preparati per essere lucidi anche in questi casi, ma il dolore dei genitori lo vedi, le urla di quella ragazza le senti" ha affermato Claudio Toselli.
"Bisogna usare tutta l'umanità possibile per parlare ad una madre che vuole stare vicino al figlio deceduto" ha aggiunto Toselli.
Una notte straziante anche per i vigili del fuoco
I soccorritori e i carabinieri sono stati costretti ad allontanare con la forza i famigliari dai corpi dei propri cari, per permettere ai sanitari di soccorrere i quattro superstiti.
La notizia nel frattempo si era diffusa e dinanzi a quel dirupo sono arrivati i parenti e gli amici degli altri ragazzi.
"Ditemi dov'è mio figlio, ditemi dov'è", gridava il padre di un ragazzo. "Non c'è più. Il mio bambino non c'è più", piangeva una mamma, poco più in là. Questo il triste scenario che si presentava agli occhi degli uomini delle squadre di soccorso.
"Siamo addolorati - hanno detto loro i carabinieri - ma dovete presentarvi tutti in caserma per il riconoscimento". Nella scarpata erano rimasti solo i soccorritori, e il carro funebre che andava su e giù per trasportare le salme all'obitorio di Cuneo. "Il nostro mestiere ci mette purtroppo sovente dinanzi a situazioni drammatiche - ha detto il comandante dei vigili Vincenzo Bennardo - ma devo ammettere che i miei uomini sono rimasti profondamente colpiti da questa tragedia.
Molti di noi sono padri, fratelli, sorelle". Il comandante Bennardo ha raccontato che la situazione è stata particolarmente difficile da gestire, dal punto di vista umano, quando sono arrivati sul posto i genitori delle vittime. Il 13 agosto è stata allestita nella sala San Giovanni del Comune di Cuneo, la camera ardente di quattro dei cinque ragazzi deceduti: Elia e Nicolò Martini, i fratelli di 14 e 17 anni, Camilla Bessone di 16 anni e Samuele Gribaudo di 14 anni.