Ci sarà una forte seconda ondata di Coronavirus? La diffusione del Sars-Cov2 imporrà nuovamente misure restrittive paragonabili al lockdown? Sono tanti gli interrogativi che, al momento, pendono sull'umanità in merito all'evoluzione della situazione legata alla Covid. Di certo c'è che bisognerà affidarsi alla scienza che proverà a capire qualcosa in più su un virus di cui fino alla sua comparsa si sapeva ben poco. Maria Rita Gismondo nell'ambito della sua rubrica Antivirus, ha fatto emergere come la lentezza della mutazione del Sars-Cov2 apra ad oggi degli interrogati importanti sulla fase di convivenza con il Sars-Cov2.

Coronavirus: muta poco a confronto all'influenza stagionale

L'umanità è ormai perfettamente a conoscenza del fatto che la medicina sia ancora impegnata a cercare di capire qualcosa in più su questo virus che ha contrassegnato in maniera epocale l'anno 2020. Si stima che siano state depositate circa 100.000 sequenze genetiche relative al Sars-Cov2, ma ad oggi non si ha un quadro sufficiente a determinare in maniera certa l'origine del virus responsabile della Covid. Questi approfondimenti permettono anche però di ipotizzare quella che potrebbe essere l'evoluzione nel breve o lungo termine dell'epidemia. A sottolineare questi aspetti è stata proprio Maria Rita Gimsondo. La scienziata segnala come siano state segnalate circa 13.000 mutazioni.

Un dato che sarebbe, però, solo grande all'apparenza. Le sequenze amino-acidiche varierebbero davvero di poco, "Ciò vuol dire - spiega la virologa - che nel bene o nel male il Sars Cov2 muta molto lentamente, da due a sei volte meno , ad esempio, dei virus influenzali".

Sars-Cov2 non sembra candidato a scomparire autonomamente

"Non è una buona notizia", segnala Maria Rita Gismondo sottolineando come i virus che hanno fatto capolino nella storia umana siano scomparsi grazie alla selezione naturale. Tra l'altro le mutazioni rilevate avrebbero connotazione favorevole solo in due casi. "Una che renderebbe il virus meno legante le cellule e un'altra che sembra interferire con la sua velocità di moltiplicazione".

Troppo poco, evidenzia la Gismondo "per pensare che possa essere eliminato dalla selezione naturale, sufficiente per alimentare timori che possa rimanere fra noi per molto tempo o forse per sempre". Questo, secondo la scienziata, dovrebbe iniziare a porre interrogativi sulla possibilità di convivenza a lungo termine. Soprattutto se si considera che, ad oggi, l'efficacia dei vaccini è stimata attorno al 60%.