Il 7 ottobre del 2019 Giovanni Iannelli, giovane corridore di soli 22 anni, morì nelle strade dell'alessandrino durante una gara ciclistica. Giovanni si schiantò contro un muretto durante una volata, a pochi metri dall'arrivo: le ferite riportate furono troppo gravi e fu impossibile, per le autorità sanitarie, evitare la morte. Da allora, la famiglia chiede giustizia e si domanda se l'incidente poteva essere evitato proteggendo meglio il muretto nel quale è avvenuto lo schianto. Nel verbale di gara né il direttore di corsa né i giudici della Federciclismo fecero menzione dell'incidente, di fatto "legittimando la perfetta organizzazione della gara".

La memoria difensiva: 'Rischio elettivo che ogni corridore si assume partecipando a una gara'

A causa di questo, la Federazione aprì un procedimento che portò a otto mesi di interdizione per il Presidente del Gruppo sportivo Bassa Valle Scrivia, organizzatore della gara. La famiglia è riuscita a promuovere una causa civile per il risarcimento che riguarda gli amministratori comunali che autorizzarono la corsa, oltre che le persone che organizzarono la competizione. La difesa, attraverso la sua memoria, ha definito il tutto una "tragedia familiare" che non possiede alcun elemento di eccezionalità rispetto a quello che avviene nei luoghi di lavoro e nelle strade. Il dolore causato dalla vicenda è stato definito "inevitabile conseguenza", ma per fortuna i genitori hanno "altri figli" oltre Giovanni, così come i nonni hanno "altri nipoti".

Anche la giovane fidanzata, una volta che sarà riuscita a superare lo shock, avrà la possibilità di costruirsi "una nuova vita". Nella vicenda, infine, ha un ruolo giudicato importante anche il "rischio elettivo" assunto da ogni ciclista nel momento in cui decide di prendere parte a una gara.

Il padre di Giovanni: 'Senza parole'

Carlo Iannelli, padre della giovane vittima, ha commentato queste dichiarazioni definendosi "senza parole". L'uomo ha ricordato di essere anch'esso un avvocato, assicurando però che mai avrebbe pronunciate questo tipo di frasi. La richiesta di risarcimento fatta dai familiari è di circa 1,6 milioni di euro.

L'avvocato della difesa, dopo le polemiche scaturite dalla sua memoria, ha voluto specificare meglio le sue parole: il fatto che Giovanni non possedesse una famiglia propria e che non fosse figlio unico rappresentano due elementi con "una rilevanza precisa" all'interno della disputa legale. L'avvocato ha poi ricordato che gli organizzatori erano in possesso di tutte le autorizzazioni e che nessuno dei partecipanti, prima che iniziasse la competizione, ha "espresso obiezioni". Il legale difensivo ha poi concluso affermando che purtroppo "ci sono dei rischi" anche quando si pratica lo sport.