Sabato 7 novembre Jonathan Mangone, 39 anni, è deceduto in ospedale, mentre era ancora in attesa di fare un tampone per verificare la sua positività al coronavirus. Eppure, come hanno raccontato ai giornalisti i familiari, l’uomo – che lavorava come cassiere in un supermercato di Livorno – stava male da alcuni giorni, con febbre alta e diversi altri sintomi tipici del Covid-19, come dei forti dolori articolari. I parenti hanno spiegato che era stato il medico di famiglia a rinviare un eventuale tampone fino a lunedì 9 novembre, da effettuarsi nel caso il 39enne fosse stato ancora male.

Il dottore si era quindi limitato a prescrivergli farmaci come l’eparina, il cortisone e un antibiotico per curarlo: tuttavia le condizioni di Jonathan sono rapidamente peggiorate nel giro di poche ore. Adesso tutti si chiedono se la sua vita poteva essere salvata con un intervento più tempestivo.

Le prime ricostruzioni di quanto è accaduto a Jonathan

Secondo quanto dichiarato dai familiari della vittima, le condizioni di salute di Jonathan si sarebbero aggravate all’improvviso, sabato pomeriggio, quando ha iniziato a respirare a fatica. La madre del 39enne che era in casa con lui, ha immediatamente chiesto aiuto: i volontari del 118, accompagnati da un medico, hanno cercato in ogni modo di salvare il paziente, riuscendo anche a rianimarlo, dopo che aveva perso conoscenza.

Inizialmente l’uomo sembrava essersi ripreso, ma mentre era in ambulanza diretto all’ospedale è stato colpito da un arresto cardiaco: ricoverato al pronto soccorso, il suo cuore ha definitivamente smesso di battere dopo alcune ore, in serata. A quel punto finalmente il corpo di Jonathan Mangone è stato sottoposto agli esami che hanno accertato la positività al coronavirus.

La famiglia di Jonathan Mangone annuncia un esposto in Procura

Nelle scorse ore i familiari di Jonathan hanno pubblicamente annunciato la loro intenzione di presentare un esposto in Procura per conoscere la verità su quanto accaduto al loro congiunto e se ci siano delle eventuali responsabilità nella scelta di rinviare il tampone.

Emanuela Manetti, la cugina del 39enne, ha spiegato alla stampa le difficili ultime ore di vita dell’uomo, rivelando come già dal giovedì precedente il medico di famiglia gli avesse assegnato una cura, senza voler fare ulteriori indagini sulla malattia del paziente, che sembrava avere tutti i sintomi caratteristici del Covid.

Il lutto dei cittadini di Livorno per la scomparsa di Jonathan

La scomparsa di Jonathan ha colpito tanta gente in città, visto che l’uomo era molto noto a Livorno per il suo lavoro al supermercato. Il fratello Romolo lo descrive come “solare e pieno di vita”: ora non si dà pace pensando che se magari si fosse fatto tempestivamente il tampone, forse sarebbe stato possibile salvarlo o quantomeno farlo immediatamente ricoverare in ospedale.

Dalla famiglia fanno sapere che il 39enne non soffriva di particolari patologie, tanto che fino al 2019 aveva regolarmente giocato a calcetto con gli amici: l’unico fattore di rischio era dato dal fatto che “il gigante buono” – come era solitamente chiamato dai conoscenti – fosse in sovrappeso. Tra i tanti messaggi di cordoglio sui social, spicca quello lasciato proprio da Romolo che ricorda come il fratello fosse molto disponibile, tanto da esserci sempre per tutti: “Questo è un brutto sogno, un incubo: Jonathan mi mancherai”, scrive su Facebook.