Alberto Genovese potrebbe essere accusato di altri reati. Si complica la situazione del 43enne imprenditore digitale, da un mese in carcere con l'accusa di aver violentato una 18enne, oltre che di detenzione e cessione di stupefacenti, sequestro di persona e lesioni, infine indagato per un'altra presunta violenza su una 23enne.

Nei suoi telefoni, gli inquirenti hanno trovato centinaia di immagini che documenterebbero rapporti intimi con ragazze, oggetto di indagine. Erano tutte invitate, come la 18enne che lo ha denunciato facendo scattare un'inchiesta, alle feste private alla 'Terrazza 'Sentimento' nel superattico milanese di Genovese con vista sul Duomo.

Genovese, traffico di immagini sospetto

Genovese aveva un archivio di immagini, definito dagli inquirenti 'sterminato', che ora potrebbe tramutarsi in un repertorio di prove. Nelle ultime settimane i magistrati, oltre ad aver sentito una cinquantina di testi, hanno analizzato circa 400 gigabyte di materiale contenuto in due telefonini e due tablet sequestrati a Terrazza Sentimento. Genovese avrebbe fornito spontaneamente le password, mentre ha tentato di cancellare le immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza da lui fatte installare in casa e nella stanza da letto, che si riferiscono ai suoi rapporti con la 18enne che l'ha messo nei guai. Ai pubblici ministeri che lo hanno interrogato nel carcere milanese di San Vittore dove è in regime di custodia cautelare per pericolo di fuga, ha spiegato che ha tentato di cancellarle mosso da paura che la ragazza fosse minorenne e per la tanta droga presente in casa.

Gli apparecchi sequestrati conterrebbero filmati e immagini di relazioni estreme che Genovese avrebbe intrattenuto con ragazze con cui, durante le feste in casa, si appartava nella sua camera da letto protetta da un bodyguard. Avrebbe inoltrato questo materiale a conoscenti e amici che a loro volta lo avrebbero passato ad altri, in una catena perversa.

Emergerebbe una rete di complicità: in molti avrebbero saputo e taciuto fatti gravi. Tra quei documenti, ci sarebbero foto e video della 18enne, inerte a letto dopo essere stata drogata con cocaina e ketamina, che sarebbe stata abusata da Genovese lo scorso 10 ottobre per 20 ore consecutive. Un terzo telefono, sarebbe stato ritrovato in una cassaforte con 40mila euro in contanti e alcuni grammi di cocaina.

Le ragazze sentite finora, nell'ambito dell’inchiesta condotta dalla Squadra mobile e coordinata dal pm Rosaria Stagnaro e dall’aggiunto Letizia Mannella, hanno raccontato che in occasione delle feste, Genovese era solito scegliere una o due ospiti con cui andava nella sua stanza, con il pretesto di assumere droga di migliore qualità.

Genovese, da anni dipendente dalla cocaina

Prima di incappare nella vicenda giudiziaria che lo riguarda, Genovese era conosciuto per essere il fondatore di diverse start up. Al momento del fermo, Genovese era presidente di Prima Assicurazioni che ne ha annunciato la sostituzione alla luce delle gravi accuse.

Durante gli interrogatori, Genovese ha riferito che l'ultima volta che ha aperto un computer sarebbe accaduto nel 2016 o nel 2017, non avrebbe avuto neanche più il badge per accedere alla sede della società.

Ha detto di aver lavorato tantissimo fino al 2014, poi dal 2015 di aver cominciato a fare uso di droga durante una vacanza a Formentera. Ha ammesso che la cocaina era diventata una schiavitù al punto di non essere più in grado di lavorare. Durante l’interrogatorio con il gip di Milano Tommaso Perna, ha chiarito: "Quando sono sotto gli effetti della droga non riesco a controllarmi e non capisco più quale sia il confine tra ciò che è legale e ciò che è illegale. Ho bisogno di curarmi”.

Genovese, Villa Lolita come Terrazza Sentimento

Gli inquirenti stanno indagando anche su cosa sia avvenuto a Villa Lolita, affittata dall'imprenditore durante le vacanze estive a Ibiza, scenario di feste, proprio come Terrazza Sentimento.

Dopo la prima denuncia si è fatta avanti una 23enne segnalando presunti abusi subiti tra il 10 e l’11 luglio scorsi, fornendo una ricostruzione dei fatti non molto dissimile da quella della 18enne: prima la striscia di stupefacente di colore rosa tirata nella camera da letto di Genovese, poi il risveglio con lividi alle gambe, polsi segnati, vestiti strappati, la sensazione di essere stata abusata. Non avrebbe sporto querela per paura di ritorsioni contro la sua famiglia. Ora le indagini mirano a far luce anche su presunti favoreggiamenti e su un sospetto giro di droga e prostituzione.