Il responsabile della strage di Rivarolo Canavese, l'83enne Renzo Tarabella, ha esposto agli inquirenti le sue 'ragioni'. Nel corso dell'interrogatorio di garanzia, ha spiegato perché si sia trasformato in un pluriomicida: "Mi avevano lasciato solo", ha dichiarato. Il 10 aprile scorso, nell'abitazione di famiglia a corso Italia, nel comune alle porte di Torino, l'anziano ha ucciso la moglie malata, Maria Grazia Valovatto, il figlio disabile Wilson, e i coniugi Osvaldo e Liliana Dighera, suoi vicini e proprietari di casa. L'interrogatorio si è svolto il 23 aprile nel reparto detenuti dell'ospedale Molinette di Torino dove è ancora ricoverato.

Dopo aver sparato a quattro persone, infatti, l'uomo ha tentato di togliersi la vita ma è sopravvissuto.

Strage: 'Solo con la moglie malata e il figlio disabile'

Si sentiva abbandonato da tutti, anche dai coniugi Dighera, 'colpevoli' di aver smesso di aiutarlo a curare il figlio 51enne Wilson, per una disabilità psichica che lo aveva lasciato come un bambino. Queste le motivazioni che lo avrebbero indotto a compiere quattro omicidi. Con voce flebile, dal suo letto di ospedale, l'anziano lo ha spiegato al pubblico ministero Lea Lamonaca, e al gip del Tribunale di Ivrea, Ombretta Vanini, alla presenza del suo avvocato Flavia Pivano. L'anziano, dopo aver sparato con la sua arma regolarmente detenuta ai due familiari e ai vicini, l'aveva rivolta contro di sé: il proiettile gli ha leso l'occhio sinistro, ma non ha intaccato gli organi vitali.

Appena si è ripreso, gli inquirenti sono andati in ospedale per avere da lui spiegazioni su movente e dinamica della strage durata un giorno intero. Venerdì scorso, l'anziano ha reso dichiarazioni spontanee dalle 10 alle 12, ma ci sono ancora vari punti oscuri nella vicenda. Restano da chiarire anche i due biglietti nei quali Tarabella avrebbe spiegato cosa lo abbia spinto a uccidere anche i vicini.

La pm Lamonaca vorrebbe fare nelle prossime settimane un vero e proprio interrogatorio. Il legale del pensionato chiederà per lui la perizia psichiatrica. Diversa la posizione di Sergio Bersano e Antonella D'Amato, legali di Francesca Dighera, figlia di Osvaldo e Liliana. Hanno detto di avere totale fiducia negli inquirenti e di essere certi che le indagini chiariranno i motivi dell'assassinio dei coniugi Dighera.

Al contempo, però, si domandano come mai a Tarabella fosse sempre stato rinnovato il permesso di tenere un'arma a uso sportivo e se la strage potesse essere evitata.

Un giorno di lucida follia

Le indagini finora hanno evidenziato che la strage sarebbe stata compiuta in due tempi, tra sabato 10 e domenica 11 aprile. Lo hanno confermato gli esami autoptici svolti sui corpi delle vittime. I primi a essere stati uccisi sono stati la moglie e il figlio: entrambi sarebbero stati raggiunti da un solo colpo alla testa che non ha dato loro scampo. L'anziano li avrebbe vegliati parecchie ore, almeno sette, prima di accanirsi anche contro i vicini di casa. In tutto quel lasso di tempo, avrebbe scritto i due bigliettini carichi di risentimento, trovati dagli inquirenti nell'abitazione.

Sabato, in serata, avrebbe teso un agguato a Osvaldo Dighera: lo avrebbe chiamato dalle scale mentre usciva dall'ascensore al piano di sopra dove abitava. Lo avrebbe fatto entrare in casa dicendogli: "Guarda cosa ho fatto, anche per colpa tua" per poi freddarlo con due colpi. Alle tre di notte, quando i carabinieri con i vigili del fuoco sono entrati nell'appartamento, il pensionato ha tentato di togliersi la vita. Subito trasportato in ospedale e sottoposto a un intervento chirurgico, a distanza di quasi due settimane dalla tragedia sembrerebbe in fase di ripresa.

I biglietti: 'Se la sono meritata'

"Se la sono meritata. Hanno offeso mio figlio già morto, è giusto che abbiano pagato". Sono frasi contenute in uno dei due biglietti scritti dall'83enne, saltate agli occhi degli inquirenti perché cariche di odio e rancore verso i vicini di casa Con loro non c'erano dissidi di natura economica.

Tarabella avrebbe nutrito verso i coniugi Osvaldo e Liliana Dighera sentimenti di invidia e gelosia perché ai suoi occhi rappresentavano una famiglia perfetta, a differenza della sua, provata da problemi di vario genere. A ciò, avrebbe associato l'angoscia per il futuro.

Ai coniugi, inoltre, Tarabella non avrebbe perdonato il fatto di averlo lasciato solo. I Dighera per anni si erano occupati di William, ma con la nascita della nipotina avevano concentrato cure e attenzioni su di lei. Ciò avrebbe intensificato l'astio del pensionato verso di loro. Tarabella da mesi aveva rinunciato al supporto di assistenti sociali per il figlio. Intanto, la Procura di Ivrea indaga anche su una telefonata anonima giunta in ospedale una settimana fa: una voce annunciava che sarebbe stata staccata la spina al pensionato plurimomicida.