Il mare che aveva restituito il corpo della sua vittima, dopo 50 anni ha sancito la sua fine. Era in libertà condizionata, il 76enne Lorenzo Bozano morto mercoledì 30 giugno stroncato da un malore mentre nuotava nelle acque davanti alla spiaggia di Bagnaia, all'isola D'Elba.

Soprannominato dalla stampa all'epoca dei fatti, 'il biondino della Spider rossa', mezzo secolo fa fu al centro di un caso di Cronaca Nera che sconvolse l'Italia. Fu condannato all'ergastolo per aver rapito e ucciso il 6 maggio del 1971 a Genova Milena Sutter, figlia 13enne di Arturo, industriale svizzero dei detersivi.

Bozano, morto senza mai confessare il delitto

Bozano ha trascorso quasi tutta la vita nel carcere di Porto Azzurro, all'Elba, a eccezione della fase prima del delitto e di qualche anno di latitanza. Non ha mai confessato l'omicidio e non ha mai chiesto perdono alla famiglia di Milena Sutter. Ha sempre sostenuto di essere vittima di un terribile errore giudiziario, ma testimonianze e prove, hanno dimostrato dal punto di vista giudiziario, l'esatto contrario.

All'epoca della vicenda criminale, Bozano era un 25enne, figlio di una famiglia dell'alta borghesia genovese, parente degli armatori Costa. Girava in città con una Giulietta decappottabile rossa sgangherata, e indossava sempre un paio di occhiali da sole.

Nei giorni precedenti la scomparsa di MIlena Sutter, fu visto a bordo dell'auto passare più volte davanti alla scuola svizzera frequentata dalla 13enne. La minore sparì davanti scuola alle 17 del 6 maggio 1971. A casa, l'aspettava un'insegnante per una lezione privata di storia. Il giorno dopo la sua scomparsa, i genitori ricevettero una telefonata in cui presunti sequestratori chiedevano 50 milioni di riscatto in lire.

L'industriale Sutter avrebbe dovuto lasciare la somma in una fioriera sul lungomare genovese dove, invece, venne ritrovata solo la borsa di Milena. Fu una terribile beffa.

Come dimostrò l'autopsia, la 13enne era stata uccisa il giorno stesso del rapimento. Milena fu ritrovata senza vita dopo due settimane, il 20 maggio, da due pescatori a 300 metri dal bagnasciuga della spiaggia di Priaruggia.

A causa della lunga permanenza del corpo in acqua, la ragazza fu identificata solo grazie a una collanina che indossava. Era stata gettata in mare con dei piombi da sub, e Bozano era un sub dilettante. In quello stesso giorno, fu arrestato: residenti avevano visto passare la sua spider rossa sotto casa di Milena. Compagne di classe della ragazza avevano visto l'auto davanti la scuola, senza però aver visto in volto chi guidava. A Bozano, che non aveva un alibi, fu trovato un foglietto in cui aveva scritto: “Affondare, seppellire, murare". Il padre Paolo diede una mano agli inquirenti: raccontò di perversioni del figlio e di piccoli furti commessi. Due anni prima, lo era andato a denunciare in Questura definendolo "uno psicopatico capace di qualsiasi delitto".

In primo grado fu assolto per mancanza di prove, in Appello, però, il verdetto fu ribaltato e venne condannato all'ergastolo per aver ucciso soffocandola la 13enne. Condanna confermata in Cassazione nel 1976. Bozano però, nel frattempo era fuggito in Francia, poi in Africa, quindi ancora in Francia dove fu arrestato nel 1979 dove viveva sotto falso nome, estradato e trasferito nel carcere di Porto Azzurro all'isola d'Elba. Il caso dell'adolescente scomparsa all'uscita di scuola e uccisa, scosse l'opinione pubblica. L'Italia di allora, 'familiarizzava' suo malgrado con sequestri e terrorismo, ma non era funestata da femminicidi, specie contro minorenni.

In carcere condotta irreprensibile

Grazie alla sua irreprensibile condotta in carcere, Bozano ottenne nel 1989 la semilibertà ma la perse nel 1997.

Incappò in guai con la Finanza per non aver dichiarato al fisco mezzo miliardo di lire, entrata proveniente da un allevamento aviario che aveva avviato all’Elba. Inoltre, tentò di molestare una minorenne fingendosi un agente di polizia. Stesso copione qualche anno dopo: tornato in semilibertà, molestò a Livorno una 16enne.

Nuovamente incarcerato, ottenne per la terza volta la libertà condizionata nel 2019. Anche dopo gli ultimi episodi che avrebbero confermato una perversione, non si era mai dichiarato colpevole e anzi, tramite i suoi legali, aveva chiesto la revisione del processo."Non voglio fare dichiarazioni anche per rispetto del dolore della famiglia Sutter. Se si chiede umanità per se stessi, bisogna offrirla anche agli altri" aveva detto due mesi fa nel cinquantesimo anniversario della morte di Milena Sutter.

“È stata la presenza che ha marchiato la nostra vita”, ha detto di lui Aldo Sutter, 61enne fratello di Milena, per poi aggiungere: “Sono contento di non averlo mai incontrato in questi cinquant’anni”.