Oggi, domenica 8 agosto, il corpo senza vita di una donna è stato rinvenuto sull'argine del fiume Oglio, nei pressi della ciclabile di Temù, piccolo centro della Valcamonica, in provincia di Brescia. Il pensiero di tutti è subito corso a Laura Ziliani, l'ex vigilessa 55enne scomparsa esattamente tre mesi fa, l'8 maggio.
La procura di Brescia, che si sta occupando del caso di Cronaca Nera, nelle scorse settimane aveva aperto un fascicolo per omicidio volontario e aveva iscritto nel registro degli indagati due delle tre figlie della donna.
Il corpo ritrovato potrebbe essere dell'ex vigilessa
Stando a quanto ricostruito, il corpo senza vita di una donna è stato rinvenuto nel territorio di Temù, sulla riva dell'Oglio - e non dunque in acqua, come era inizialmente trapelato - nelle vicinanze del piccolo bosco che, all'altezza del bacino Edison, divide il fiume dalla pista ciclabile. A notarlo sarebbe stato proprio un ciclista di passaggio.
Sul posto sono giunti i carabinieri della compagnia di Breno e i locali vigili del fuoco che hanno provveduto al recupero. Il cadavere, da quanto si apprende, è irriconoscibile e, dunque, per procedere all'identificazione saranno necessari ulteriori accertamenti. Tuttavia, gli inquirenti non escludono che possa trattarsi di Laura Ziliani.
Nella stessa zona, più precisamente nel torrente Fumeclo, il 23 maggio scorso, infatti, era stata ritrovata una scarpa marca Salomon, caratterizza da un buco sulla tomaia, che Silvia, Lucia e Paola, le figlie dell'ex vigilessa, avevano riconosciuto.
La scomparsa di Laura Ziliani
Laura Ziliani, impiegata allo Sportello unico delle imprese del comune di Roncadelle, viveva a Brescia con la figlia secondogenita, ma appena poteva ritornava in Valcamonica.
Proprio da Temù, dove aveva abitato fino alla morte del marito, era scomparsa nella mattinata di sabato 8 maggio.
A dare l'allarme quel giorno, poco prima di mezzogiorno, era stata la figlia maggiore della donna. Ai carabinieri, la giovane aveva raccontato che la madre, uscita di casa per un'escursione intorno alle ore 7, non era più rientrata.
Così, la macchina delle ricerche si era messa in moto e per otto giorni, fino al 16 maggio, aveva impegnato uomini dell'Arma, Soccorso alpino, Vigili del fuoco e volontari della Protezione civile. Partendo dall'ultima segnalazione ritenuta attendibile - che collocava l'ex vigilessa in località Garìo, sopra Villa Dalegno - i gruppi di ricerca, che si sono spinti fino al monte Calvo, a Somalbosco ed a Valzerote, hanno passato al setaccio boschi, sentieri ed aree impervie tra la val Canè, la val d’Avio, la valle delle Messi e la conca Casola. Per scrupolo si decise di dragare anche la diga Edison. Le operazioni, dopo una breve sospensione, ripresero poi il 23 maggio, in seguito al ritrovamento di una scarpa riconducibile a Laura.
Intanto, però, le indagini - coordinate dal procuratore di Brescia Caty Bressanelli - sono proseguite e 51 giorni dopo la scomparsa, il 28 giugno, la figlia minore della donna (19 anni), la figlia maggiore (27 anni) e il fidanzato di quest'ultima vennero iscritti nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio di omicidio volontario. Secondo la procura, infatti, nella ricostruzione fornita dalle ragazze ci sarebbero diverse incongruenze.