L’irruzione delle milizie talebane nella valle del Panjshir hanno portato strascichi che coinvolgono la popolazione civile. I residenti della valle sono al momento intrappolati, con poco cibo e scarse forniture mediche, tagliati fuori dal mondo esterno mentre i talebani attaccano l'ultima resistenza che impedisce loro di conquistare l'intero Paese.

Valle del Panjshir: l’emergenza umanitaria

A lanciare l’allarme è Mahboba Rawi, fondatrice della Mahboba's Promise Inc, un ente di beneficenza dedicato al miglioramento della vita di donne e bambini dell'Afghanistan, che ha avuto un enorme impatto sulla comunità.

Grazie alla tenacia di Mahboba Rawi sono nate scuole primarie e secondarie, servizi di assistenza sanitaria di base nelle aree rurali e programmi professionali per donne e giovani. L’ente benefico guidato dalla afgana-australiana ha fornito a una parte della popolazione gli strumenti necessari per vivere una vita autosufficiente.

“Le persone sono intrappolate all'interno della valle del Panjshir, non hanno cibo, elettricità, non c'è comunicazione”, ha dichiarato Rawi. I talebani hanno infatti eliminato le connessioni internet e telefoniche, oltre a istituire diversi posti di blocco lungo la strada. Ed essendo la valle del Panjshir fiancheggiata da montagne alte fino a 4000 metri, i civili sono praticamente intrappolati.

Le uniche uscite percorribili si trovano a sud e a nord della valle stessa, ma i talebani le presidiano con grande solerzia.

Rawi ha parlato di una “crisi umanitaria” e del “rischio di un genocidio”. Nella valle ci sono combattimenti in corso e molti sono i morti, ma “c'è anche la crisi umanitaria nei villaggi", ha detto Rawi.

“Non c'è cibo per le donne e i bambini lasciati indietro mentre gli uomini combattono, resistendo ai talebani. Ascoltiamo storie di famiglie che condividono un piccolo pezzo di pane o sopravvivono grazie ai frutti di bosco. I bambini soffrono, sono malnutriti”.

Valle del Panjshir: l’appello di Mahboba Rawi

“Chiedo alla comunità internazionale, alle Nazioni Unite, di intervenire […], non abbandonare la gente del Panjshir”, ha detto Rawi, che non riesce a comunicare con i propri familiari, anch’essi intrappolati nella valle assieme a molti altri civili.

Quello che la fondatrice della Mahboba's Promise Inc chiede è che le milizie consentano l’ingresso di forniture sanitarie all’interno della valle del Panjshir.

“Questa è una provincia orgogliosa”, ha detto Rawi. “La gente della valle ha combattuto contro la Russia e combatte ora contro i talebani. Sono stati 50 anni di guerra, ora combatte la terza generazione. Le persone sono stanche”.

Rawi si riferisce alle annose guerre combattute nella valle contro i sovietici e alle più recenti battaglie contro i talebani. Il Fronte di resistenza ha cambiato due leader da allora. Ahmad Shah Massoud ha perso la vita e suo figlio Ahmad Massoud ha preso il suo posto alla guida della National Resistance Front Afghanistan (NRFA), una forza anti-talebana composta da milizie ed ex membri delle forze di sicurezza afgane.

La National Resistance Front Afghanistan

La NRFA avrebbe migliaia di guerriglieri pronti a immolarsi per la causa. Sebbene i talebani abbiano detto di aver preso il controllo della valle del Panjshir, il Fronte di resistenza risponde sui social che la NRFA è ancora in piedi e continuerà ad opporsi ai talebani. Nonostante la penuria di artiglieria, Massoud ha lanciato un messaggio nel quale esorta i civili a iniziare una ribellione su scala nazionale per la “dignità e la libertà” dell’Afghanistan.