Caso Denise Pipitone: dopo un'istanza di archiviazione della Procura di Marsala, arriva l'ultima presa di posizione di Piera Maggio, mamma della bambina scomparsa da Mazara del Vallo nel 2004. Nel chiedere l'archiviazione per Anna Corona e Giuseppe Della Chiave, i magistrati siciliani hanno puntato il dito contro programmi televisivi che avrebbero svolto un ruolo esiziale. Piera Maggio ha affidato ai social il suo punto di vista sulla vicenda.

Denise Pipitone, la 'protesta' della mamma

Piera Maggio non ci sta. Non si contano le volte in questi lunghi 17 anni che ha sperato di essere vicina alla verità sul rapimento di sua figlia ed è stata costretta a disilludersi.

Mesi fa, con la riapertura delle indagini da parte della Procura di Marsala, è tornata a chiedere giustizia e che siano individuati responsabili del sequestro della figlia. Appreso che la Procura vuole che sia chiuso il capitolo d'indagine relativo ad Anna Corona, ex moglie del padre di Denise, Pietro Pulizzi, suo compagno, e di Giuseppe Della Chiave, nipote del sordomuto Battista che avrebbe riferito di averlo visto insieme alla bambina il giorno della scomparsa, è tornata sulle barricate.

In un post sulla sua pagina Facebook, ribadisce le sue convinzioni di sempre. Scrive che a volte il silenzio può essere necessario, anche se ad alcuni può fare paura. E aggiunge: "Denise Pipitone non si è rapita da sola.

I colpevoli sono in mezzo a noi". Già in un precedente post, Piera aveva scritto che "in un paese civile i bambini non spariscono nel nulla". Nelle sue parole c'è tutta la combattività di una mamma coraggiosa: "Chiederemo verità per Denise sempre", scrive. Sulla scelta della Procura della Repubblica di Marsala, precisa: "Non abbiamo nessun commento da fare, attenderemo di acquisire l’intero fascicolo per analizzarlo e prendere le decisioni che il codice di procedura prevede“.

Denise Pipitone, indagini ferme

I pubblici ministeri di Marsala hanno scritto che allo stato attuale non sembrerebbero percorribili utili spazi investigativi, al di là della notevole mole degli accertamenti che sono stati disposti dallo scorso aprile ad oggi con la ripresa delle indagini. I magistrati sembrano alludere implicitamente al fatto che le nuove indagini sarebbero giunte a un punto morto.

Ritengono che, per riattivarle, occorra una svolta davvero significativa: tale sarebbe, se il reo "responsabile dell'inumana azione di privare della libertà e dell’affetto dei suoi cari una bambina di quattro anni", decidesse di rivolgersi alla Procura della Repubblica o ad una forza di polizia per confessare il suo crimine. O se lo facesse chi sia stato effettivo testimone del sequestro di Denise Pipitone. Solo trovando un colpevole, "che allo stato attuale, purtroppo, non è possibile individuare", la vicenda acquisirebbe un reale significato giudiziario. Per i magistrati così non è, ed aggraverebbe il quadro il ruolo negativo dei media.

Denise Pipitone, i pm 'condannano' i media

La richiesta di archiviazione della Procura di Marsala sembrerebbe contenere una vera e propria requisitoria: sul banco degli imputati, talk show che non solo non avrebbero aiutato gli inquirenti a fare luce sulla scomparsa di Denise Pipitone, ma avrebbero ostacolato le indagini.

“L’influenza dei media è a tal punto che essi non si limitano a raccontare gli eventi piuttosto, spesso, in una gara a chi arriva prima tra diverse testate giornalistiche, a provocarli", scrivono i magistrati siciliani. Negli ultimi mesi, c'è stato un bailamme di segnalazioni, avvistamenti di presunte Denise, testimonianze poi rivelatesi non veritiere, notizie rimbalzate e amplificate dai programmi televisivi. Il procuratore di Marsala Vincenzo Pantaleo, con i sostituti Roberto Piscitello e Giuliana Rana, è andato a caccia di testimonianze prive di riscontri e fake news. Tra quelle che sarebbero frutto di suggestioni mediatiche, la narrazione di chi sosteneva che nel garage di Anna Corona ci sarebbe stata una parete con una sorta di rattoppo.

Qualcuno era certo di aver visto Giuseppe Della Chiave con Denise a Pescara.

Il caso più emblematico è quello della turista finita sotto inchiesta per false informazioni al pubblico ministero. La donna ha riferito di aver ricordato all'improvviso dopo molti anni che avrebbe visto Anna Corona nella hall dell'albergo in cui lavorava. Qualcuno le avrebbe urlato: "Perché l’hai portata qui?". Si sarebbe sentito il pianto di una bambina, Denise Pipitone, che sarebbe stata nascosta dietro a una tenda: tutto falso. La turista ha poi ammesso di essersi inventata tutto, forse perché suggestionata dal racconto televisivo della vicenda. Non avrebbe avuto intenzione di fare del male a nessuno, ma di dare un contributo, sia pure in maniera 'anomala', all'accertamento della verità.