Parricidio di Collegno: mercoledì 24 novembre, la Corte d'Assise di Torino ha assolto Alex Pompa, oggi 20enne, dall'accusa di omicidio volontario perché il fatto non costituisce reato. La sera del 30 aprile 2020, il ragazzo uccise con 34 coltellate il padre violento, l'operaio 52enne Giuseppe Pompa, per difendere sua madre e il fratello Loris dall'ennesima aggressione. La mamma Maria Cotoia ha raccontato la condizione di paura vissuta da lei e dai suoi figli per molti anni.

Parricidio di Collegno, parla la mamma

In occasione della Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza sulle donne, il giornalista del Tg1 Giacinto Pinto, ha intervistato nella casa familiare di Collegno dove avvenne l'omicidio, Maria Cotoia.

La donna, dopo la sentenza, ha detto di essere una sopravvissuta e di essere salva grazie al figlio.

Subito dopo la lettura del verdetto, Maria aveva abbracciato il figlio dicendo. "Quello che speravo si è realizzato. Alex ha già pagato nel corso della sua vita”. Ai microfoni del Tg1 ha aggiunto: "Finalmente possiamo iniziare a vivere una vita normale, la vita che non abbiamo fatto finora". Ha specificato che per vita normale intende poter andare a lavorare in tranquillità, stare con i figli senza subire violenze e minacce, quelle che il marito le riservava ogni giorno per 10 anni. La donna ha descritto una vita sotto assedio, soprattutto negli ultimi tempi, a causa del marito. "Il suo bersaglio maggiore ero io".

Al giornalista che le ha chiesto cosa sarebbe potuto accadere se avesse denunciato, ha risposto secca: "Sarei morta".

Dopo tutto quello che ha vissuto, Maria invita le donne che subiscono violenza domestica a denunciare, precisando però che quando lo fanno, devono essere tutelate e non lasciate sole. "Mio marito era di una gelosia patologica ossessiva, mi diceva che se avessi denunciato sarei morta, mi diceva: 'vado in carcere tanto poi esco'.

Avevamo paura che lui agisse come agiscono i tanti di cui sentiamo le cronache piene". E i figli Loris e Alex vivevano in una tensione costante, subivano i comportamenti paterni patologici nel perenne timore per l’incolumità della madre e propria. Maria ha sottolineato che nonostante le violenze, suo figlio Alex ha continuato a studiare.

Collegno, Alex: 'Il mio inferno è finito'

Frastornato e incredulo, Alex ora vuole riprendere in mano la sua vita e una volta tornato a casa fare cose normali. Proprio come sua madre. Ha riferito di aver bisogno di tempo per metabolizzare la sentenza. "Ci tengo a ringraziare questa Corte", ha detto subito dopo essere stato assolto dall'accusa di omicidio volontario. "Sono stranito, sono senza parole", ha poi aggiunto. Il pubblico ministero Alessandro Aghemo aveva chiesto 14 anni. "Siamo contentissimi, solo noi e la mamma sappiamo quello che abbiamo vissuto dentro quella casa, è stato un inferno", le parole del fratello Loris.

Alex ha raccontato che non hanno mai avuto una vita normale, che non è mai potuto essere libero di uscire con gli amici o con la fidanzata senza il pensiero rivolto a sua madre, a quello che in casa le poteva succedere.

Prima del tragico epilogo, né lui né il fratello uscivano più la sera per non lasciare sola la mamma. A convincere i giudici ad assolverlo, secondo lui sono stati gli oltre 300 audio in cui per tre anni lui, il fratello e la mamma avevano registrato le minacce e gli insulti del padre e che sono stati ascoltati durante il processo. "Hanno restituito l'idea di cosa accadeva in casa nostra", ha detto il 20enne.

Un angelo custode ha pagato le spese processuali

In questa vicenda, colpisce la rete di solidarietà: in tanti hanno creduto all'innocenza del ragazzo e gli sono stati vicini. Dopo aver trascorso 19 giorni in carcere, Alex è stato accolto in casa del suo amico e compagno di classe Fabio dove ha trascorso i domiciliari, 50 giorni a preparare l'esame di maturità.

Per i genitori di Fabio che l'hanno trattato come un figlio, è stata la cosa più giusta da fare dal momento che Alex non poteva vedere né sentire la mamma, il fratello e i nonni. Anche i professori, dovendo affrontare la maturità in condizioni tanto difficili, gli sono stati vicini.

Ma c'è un uomo, non a caso ribattezzato da Alex 'l'angelo custode' che ha sostenuto le sue spese legali e lo ha aiutato a trovare il migliore avvocato della città. Si tratta dell'imprenditore edile 80enne Paolo Fassa. "Avevo sentito questa storia al telegiornale ed ero rimasto impressionato dal fatto che gli insegnanti spendessero tante buone parole per lui. Così ho chiesto di parlargli. E ho avuto la conferma che è davvero un bravo ragazzo". Questa persona ha sempre creduto nell'innocenza di Alex. "Ha vinto la giustizia", è stato il commento dell'imprenditore che era presente in aula dopo la sentenza.