"Il cielo stava e sta piangendo insieme a noi". Così Giulia Bertasi ha annunciato ieri, sabato 25 dicembre, la morte del padre Riccardo.

L'uomo, 53 anni, era scomparso la notte del 18 dicembre dalla sua abitazione di Stienta, piccolo comune alle porte di Rovigo. Il suo corpo ormai senza vita è stato ritrovato nel primo pomeriggio del giorno di Natale in un fossato nei pressi del vicino abitato di Gaiba. Proprio la figlia, nei giorni scorsi, aveva lanciato un accorato appello sui social e portato il caso di cronaca all'attenzione della trasmissione "Chi l'ha visto?".

Il ritrovamento del corpo di Riccardo Bertasi

Intorno alle 14:40 del giorno di Natale è stato ritrovato in maniera casuale il corpo senza vita di Riccardo Bertasi. A notarlo, in un fossato in via Argine, all'altezza del civico 3422, in quel di Gaiba, è stato un passante che ha immediatamente dato l'allarme telefonando il 112.

Sul posto, come da protocollo, sono subito intervenuti i Carabinieri della Compagnia di Castelmassa, accompagnati dai vigili del fuoco di Rovigo - che hanno recuperato la salma - e dai sanitari del 118 di Occhiobello, che non hanno potuto fare altro che decretare il decesso. Da quanto si apprende, l'Autorità Giudiziaria ha già provveduto a restituire la salma ai familiari di Bertasi.

Nei prossimi giorni, dunque, verranno celebrate le esequie del 53enne.

L'appello della figlia di Riccardo Bertasi

Le ricerche di Riccardo Bertasi erano partite ufficialmente domenica 19 dicembre. A lanciare l'allarme, con un accorato appello sulla sua pagina Facebook, era stata la figlia Giulia. La giovane aveva spiegato che il padre era scomparso intorno alle 1:30 di sabato 18 dicembre.

Stando a quanto precisato dalla redazione di "Chi l'ha visto?" l'uomo, quella notte, si era svegliato perché aveva sentito dei rumori e aveva avuto l'impressione che, nella propria abitazione, fossero entrati dei ladri. Dopo aver controllato che tutto fosse apposto, era uscito di casa, forse per fare una passeggiata, indossando un giubbotto sopra lo smanicato e prendendo un zainetto di stoffa con all'interno i suoi documenti, ma non il telefono cellulare.

La giovane Giulia, chiedendo a chiunque lo avesse incontrato o avesse informazioni utili di contattare o lei o i carabinieri, aveva sottolineato che il padre, di media statura, portava i lunghi capelli grigi spesso raccolti in una coda e amava stare all'aria aperta, in campagna, a contatto con la natura e lontano dal caos urbano.

Le ricerche, che oltre agli uomini dell'Arma avevano coinvolto i vigili del fuoco e i volontari della protezione civile, avevano impegnato anche i cani molecolari, le unità Tas (topografia applicata al soccorso), il nucleo elicotteri di Venezia e alcune squadre di ricerca con gommone.