Da una camicia azzurra potrebbe finalmente arrivare la soluzione al giallo del corpo di una ragazza ritrovato lo scorso 4 aprile in un borsone incastrato in una secca del fiume Po, nelle campagne di Occhiobello, in provincia di Rovigo. Infatti, per identificare la giovane gli inquirenti hanno scelto di rendere pubbliche le immagini degli abiti che la vittima indossava. La decisione è stata presa visto che i primi risultati delle analisi del medico legale non hanno fornito risposte utili, limitandosi a confermare informazioni già note: le spoglie appartengono a una donna tra i 25 e i 30 anni, di razza caucasica, gettata nel fiume circa 20 giorni prima del rinvenimento.

Inoltre non sono stati individuati segni particolari, come tatuaggi o cicatrici sul corpo della giovane, che è stata uccisa con un’arma da taglio non identificata e ha subito la mutilazione della testa e di parte degli arti, dopo il suo decesso.

I carabinieri sperano che la diffusione delle immagini degli abiti possa dare una svolta alle indagini

Gli inquirenti sono convinti che uno degli abiti indossati dalla giovane possa essere cruciale per la sua identificazione. Come ha rivelato a Fanpage.it il tenente colonnello dei carabinieri di Rovigo, Umberto Carpin, una camicia azzurra in particolare si presta a essere individuata facilmente da conoscenti, amici e parenti della ragazza scomparsa, per la sua foggia originale, con tanti dettagli nel disegno.

Secondo l’ufficiale, l’aver reso note le immagini dei vestiti potrebbe dare una svolta alle indagini, anche se ancora nessuno ha contattato il comando dei militari dell’Arma, dicendo di aver riconosciuto gli indumenti della vittima.

Se il riconoscimento degli abiti non dovesse funzionare si aspetteranno nuove risposte dal test del Dna

Tuttavia, quello degli abiti indossati dalla ragazza non è l’unico metodo che gli inquirenti stanno utilizzando per arrivare a dare un nome a quei resti. Chi indaga si aspetta di avere importanti risposte anche dai risultati del test sui campioni di Dna della giovane: infatti si attendono le elaborazioni definitive, che saranno pronte a breve, per confrontare le informazioni ottenute con i dati presenti nella banca nazionale del Dna.

Non è necessario che siano presenti campioni della vittima: basterebbe un riscontro con un suo familiare per ottenere una traccia importante, utile a ricostruire l’intera vicenda. Di certo nei giorni successivi al ritrovamento si è capito che le spoglie non erano quelle delle due padovane protagoniste di casi di Cronaca Nera, Isabella Noventa e Samira El Attars, perché più grandi della vittima, o di Saman Abbas, la ragazza pachistana sparita l’anno scorso da Novellara, in Emilia Romagna, a causa del diverso colore della pelle.

Si punta a identificare la vittima grazie agli abiti per poi individuare i particolari del delitto

In questi giorni è in atto una stretta collaborazione tra diversi comandi dell’Arma e l’unità che si dedica alle persone scomparse, per riuscire a identificare la ragazza ritrovata nel Po.

Una volta dato un nome alla giovane sarà più facile individuare la scena del crimine e avviare tutte le procedure per raccogliere indizi e prove, anche attraverso i campionamenti. Le ricerche al momento si focalizzano su una donna senza stretti legami familiari, non necessariamente vicina a un contesto criminale: questo perché l’assenza di una denuncia di scomparsa lascerebbe pensare a una persona senza vincoli affettivi, forse una straniera. Infine, anche se l’efferatezza del delitto porterebbe a pensare a un assassinio legato al mondo della prostituzione, gli inquirenti per ora non scartano altre possibili piste.